A briefe discourse of royall monarchie, as of the best common weale: vvherin the subiect may beholde the sacred maiestie of the princes most royall estate. VVritten by Charles Merbury Gentleman in duetifull reuerence of her Maiesties most princely Highnesse. Whereunto is added by the same gen. a collection of Italian prouerbes, in benefite of such as are studious of that language.

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Title
A briefe discourse of royall monarchie, as of the best common weale: vvherin the subiect may beholde the sacred maiestie of the princes most royall estate. VVritten by Charles Merbury Gentleman in duetifull reuerence of her Maiesties most princely Highnesse. Whereunto is added by the same gen. a collection of Italian prouerbes, in benefite of such as are studious of that language.
Author
Merbury, Charles.
Publication
Imprinted at London :: By Thomas Vautrollier dwelling in the Blackefrieres, by Ludgate,
1581.
Rights/Permissions

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Subject terms
Proverbs, Italian
Monarchy
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"A briefe discourse of royall monarchie, as of the best common weale: vvherin the subiect may beholde the sacred maiestie of the princes most royall estate. VVritten by Charles Merbury Gentleman in duetifull reuerence of her Maiesties most princely Highnesse. Whereunto is added by the same gen. a collection of Italian prouerbes, in benefite of such as are studious of that language." In the digital collection Early English Books Online 2. https://name.umdl.umich.edu/A72894.0001.001. University of Michigan Library Digital Collections. Accessed June 13, 2024.

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VARIA COLLETTIONE DI PROVERBI VVLGA∣RI, SENTENZE ILLVSTRI, DETTI BREVI, ET VAGHI MOTTI, che s'vsano nella lingua Italiana, copiosissima, & felicissima in così fatte cose, massi∣me nel Prouerbiare.

L'HVOMO propone, & Dio dispone. Quel ch' e disposto in Cielo, bisognache sia. Accasca in vn punto quel, che non accasca in cent' anni. Bisogna quando altri è* 1.1 incudine, soffrire: quando* 1.2 martello, percuotere. Egl'è mal boccone, quel ch' affoga. Beato colui, chi puo far beato altrui. La necessità non hà legge. Chi sere, & tace, assai dimanda. Che premio al ben seruire, pur viene al fin, se ben tarda à venire. Il mal non stà sempre, doue si pone. Sono caduto dalla* 1.3 padella (come dice il vulgo) nelle* 1.4 brage, cio è da mal in peggio. Facilmente si truoua il bastone per dar al cane. Bisogna legar l'asino, doue vuole il parrone. Le disgratie non vadano mai scompagniate. I sogni non son veri, & i disegni non riescono. Chi mal pensa, mal dispensa.

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Chicerca ** 1.5 briga, àa troua à sua posta. Però non cercar quel che non ti tocca. Chi potendo stare, cade tra via, s'ei rompe il collo, suo danno. Il mondo è tondo, & dopo la notte vien il giorno: & ogni tempo vien, à chi lo può aspettare. Più sa il matto in casa sua, ch' il sauio in quella d'altri. Il ben non fumai tardi. Chi nasce matto, non guarisce mai. Chi di gallina nasce conuien che ** 1.6 razzoli. Chi si contenta, gode. Chi si loda, ** 1.7 s'imbroda. Tutto quello che riluce, non è oro. Che profitta, rauedersi dopo il fatto, ò tardare à pentirsi al'** 1.8 capezzale. Se s'auesse à fare la cosa due volte, ciaseuno sarebbe sauio. Chi hà tempo non aspetti tempo, ma pigli' il bene, quando viene. Ch' il mondo è fatto à scale, chi le scende, chi le sale: & l'hore non tornano à dietro. In vna vernata sola gli alberi mutano faccia, & il giudicar il presente per il passato non è sempre sieuro. Meglio è rauedersi vna volta, che non mai. Però chi non hà ceruello habbia gambe: si suol dire, quan∣do vn s'è scordato d'vna cosa, & gli bisogna tornar in dietro. Il peggior di tutti i peccati, è l'ostinatione. Gl'è vn gittar il ** 1.9 manico dietro alla palla. I gattucci hanno aperti gli occhi. Al ** 1.10 carnouale si conosce chi hà la gallina grassa. Io conosco i miei polli al raspiare. Al ** 1.11 ragghiare si vedrà, che non è Leone. Chi più hà, più s'imbratta. Chi Asino è, & ceruio esser si crede, al saltar di fossa se n'auede.

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Non è ben sempre dir il tutto, anzi dicono, è meglio man∣giar quel, ch' altri hà, che dir quel, che altri sà. In bocca serrata non entrò mai moscha. Però si dice tien la lingua fra i denti. La lingua non hà osso, ma fá rompere il dosso. Le suni legano i buoi, & le parole gli huomini. Chi troppo parla, spesso falla. Si dice ancora che chi troppo parla è tenuto matto, Et chi non parla diuien muto affatto. E sauiezza parlar poco, & ascoltar assai. Vn par d'orecchie seccano cento lingue. La lingua corre, doue il dente duole. Chi non parla, Dio non l'ode. Et però dì il fatto tuo, & lascia fare al diauolo. Il vitio di contradire è proprio de gli insensati.* 1.12 Costui vuol toccare il cielo con vn dito, cioè, è glorioso. Acader và, chi troppo in alto sale. Non vanno si alte l'ale mie. Si lascia taluolta la carne per l'ombra. ** 1.13Qual Astno dà in parete, tal riceue. Chi dorme co' cani, si leua con le* 1.14 pulci. ** 1.15Stuzzicare il ** 1.16 vespaio, è cosa pericolosa. Chi schernisce il ** 1.17 Zoppo, dé esser diritto. Tutte le cose vbidiscono al danaio. Io veggo, che secondo il prouerbio. Volete star lontan da Gioue & dal Folgore: cio è suor d'ogni pericolo al sicuro. A' i molini, & alle donne sempre manca qualche cosa: cio è alle donne troppo curiose. I panni rifanno le ** 1.18 stanghe. Vestì vn bastone, & parrà vn barrone. Può sostenere il Toro, chi haurà già portato il vitello. Chi non s'arrischia, non guadagna.

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Chi vuol del pesce, bisognache s'imbratti, & s'immolli le brache. Egl'è difficilissimo andar à veder macinare, senza imbian∣carsi di farina. Non vien vn male, che non vien per bene. * 1.19Chi pecora si fa, il lupo selo mangia. Che si perde multo per esser stolto. Alla pruoua si ** 1.20 scortica l'asino: & molte cose son meglia crederle, che prouarle. Bisognatal volta pena patire, per bella parere. Se io hò delle corna in seno, non me le vaglio metter in capo. Perche è mala cosa esser cattiuo, ma egl'è peggior l'esser co∣nosciuto. E buona cosa esser lodato, ma è meglior il meritarlo. Chi há poca vergogna, tutt'il mondo è suo. Il can, che vuol mordere non ** 1.21 abbaia. Et doue bisognano i fatti, le parole sono d'auanzo. Dal detto al fatto v'e vn' gran tratto. Chi non fa, men falla. Mira la ** 1.22 bruscha d'altri, & non vede la sua traue. Chi há bocca vuol mangiare. La commoditá fa l'huomo ladro. All'arca aperta il giusto pecca. Ogni ** 1.23 grillo grilla à se. Ogni gallo ** 1.24 ruspa á se. Et ogni vn tira l'aoqua al suo molino. * 1.25La girlauda ancor che costi vn quatrino, la non sta bene in capo ad ogni vno. Quel é tuo nimico, chi é del tuo officio. Fra Corsali, & Corsali non si perde che barili voti. Fra barcaiuolo, & marinaio non si quadagna se non cose da ferro vecchio. Non fù mai vn si tristo, che si nō trouasse vn perggior di lui.

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Perche ogni diritto bà il suo rouerscio. E mal sordo, quel che non vuol vdire. Fallo celato è mezzo perdonato. Cagna frettolosa fá i cagnuoli ciechi. Non si sé mai nulla bene in fretta, se non il fuggir la peste. D'Eforo sete diuenuto Teopompo, de' quali quello haueua bisogno di sprone questo di freno. Chi guarda ad ogni penna, non fá mai letto. Fà d'vna moscha, vn Elefante. Tre donne fanno vn mercato, cio è donne parlatrice. Egli è vn sparger le perle fra i porci. Si amo in Casa Talpa, & fuori Argo: cio è veggiamo mol∣to di lontano, & nulla d'appresso. Mescolar zucche con lanterne: come à dire parole Lom∣barde con Toscane. Troppo veramente s'arischia, chi del proprio giudicio s' as∣sicura. Et è volgar detto, che àl ben s'appiglia, chiben si consiglia. Dimmi con cui tù vai, & saprò quel che fai. Vi sono di quelli, che secondo il prouerbio hanno il mele in bocca e' il* 1.26 rasato à cintola. A can mansueto il lupo par feroce, & la virtù va à terra senza la confidenza. Si dice ch' il nobil ama, e'l villan teme. Del rio seruo peggior parte è la lingua. Tanti nimici habbiamo, quanti seruitori: vero è, se non sono fideli. G'i par sempre di mangiar il cascio nella trapola: cio è à chi stà in prigione. Hà consumato più olio, che vino: si dice d'vn huomo stu∣dioso. La verità è nel vino. La fiamma è poco lontana dal fumo.

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Amor vuol fede, & fede vuole fermezza. Aqua lontana non spegne fuoco vicino: s'intende d'vn rimedio tardo. Grasso ventre non genera sottil ingegno. E mala cosa lisciar il pelo ál seruitore: cio è lodarlo, ó adulardo. punge il villan, chi l'vnge: vnge, ch' il punge. Tale è la cagnuola, quale è la Signora. Quale è il padre tal sono i figliuoli. Qual é il Rettore, tal sono i popoli. Il pesce commincia à putir dal capo: cio è I vitij de' serui∣tori hanno ad esser ascritti al patrone. Buon cauallo, ò mal cauallo vuol sperone. Dal mattino si conosce il buon giorno. Si suole dire, che chi hà cauallo bianco, & bella moglie, non é mai senza doglie. Non é bestia più pazza di quella del popolo, né acqua più grossa di quella del* 1.27 macheroni. Dio mi guardi da due cose: l'vna da' segnati da Dio, l'altra dall 'acque quiete. Dio mi guardi da hoste nuouo, & puttana vecchia. Ogni vn conta della fiera, come egli andò con essa. Talhor per vn brutto viso, si perde vna buona compagnia. Porco pigro non mangiò mai pera mezza. Cinqu' hore dorme il viandante: sette il studiante: & vn∣deci ogni forfante. I dispetti, & irispetti guastano il mondo. Tanto é il bene che non gioua, quanto il mal che non nuoce. Chi non vuol ballare, non vadi al ballo, perche poi che altrì é dentro, bisogna ballare. Contra due non la potrebbe Orlando. Chi la vorrà solo dunque contra due Orlandi? Vien l'asino di montagna, & caccia il caual di stalla.

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Al tutto é* 1.28 orbo, chi non vede il sole. La paura guarda la vigna. Siedi, & gambetta, & vedrai tua vendetta. Quel imboccarsi per man d'altri, é vn non sattolarsi mai. Chi ti fá più carezze, che non suole, ò t'hà ingannato, ò in∣gannar ti vuole: altri dicono, ò ingannar, ò tradir ti vuole. Le galline si pigliano con belle belle, non con scioia, scioia. Tal mano si bascia, che si vorrebbe veder* 1.29 mozza. Non é ingannato, se non chi si fida. Ogni bel giuoco, rincresce. Ben spesso si piglia della volpe. Non é miglior Rimedio che tener lungi dal* 1.30 becco l'herba, & far dicostar le serue dal marito. Egli é meglio esser Martire, che confessore. Picctola pioggia fá cessar gran vento: s'intende delle la∣grime di donne. Il spensierato fa come il Magnano, che salta tanto con le* 1.31 bolge, come senza le bolge. Onde dice il volgo: Il saper nulla, é vna dolce vita. Per far buon giudicio del vino, bisogna dar prima colore à gli occhi, dapoi l'odore ál naso, & finalmente il sapore alla bocca. Non si vuol tagliar il fuoco col ferro: cio è non conten∣dere co' contentiosi. Hà la fame più grande, che il ventre. Da ventre pieno esce miglior consiglio: cio è più fidele, & manco astuto. E meglio esser sol, che mal accompagnato. La compagnia nel male suole allegierir il male. Io non vorrei esser solo in paradiso. Le pietre, che vanno rotolando, non piglian rugine. Il seruitore dé ò seruir, come seruo, ò fuggir come ceruo.

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Há talmente dalla crapula ingrossato l'intelletto, che non conosce (secondo il Prouerbio) la traggea dalla* 1.32 Gragnuo∣la: & gl'é giuditioso, come l'asmo che giudicò più Soaue il canto del cucco, che quello del* 1.33 Rosignuolo. Quando la Patrona sollegia, la sante dannegis. Non sipuò insieme bere, &* 1.34 fischiare, Chi non fá quel che deue, quel che aspetta non riceue. Et altri dicono: Chi non sa quel che debbe, gli interuien quel che non crede. Quando il Marito sáterra, la moglie fácarne: s'intende della moglie cattiua, & disleale. Vá circando il pelo nel'ouo. La lettera non s'arrossisce, né sivergogna. La verità si può piegare, ma rompere non giá mai. Chi é facile à credere, sitrona ingannato spesso. Sigrida poche volte ál lupo, che non sia in paese. Il villano vien sempre col disegno fatto. Tal ti guarda la cappa, che non ti vede la borsa. Non é peccato ál mondo simanifesto, che non si venga à manifestare. Però diceua la fornaia, se non vuoi, che si sappia, non lo fare, & se vuoi tenerlo secreto, non lo dire. Chi non sa tacere, non sa godere. Chi há intrigato ista oosa, la slrighi: chi há mangiato i* 1.35 baccelli, spazzi i gusci. Chi vá alle nozze, & non é inuitato, spesso se ne torna suer∣gognato. Chi scriue à chi non risponde, ò l'è matto, ò l'há di bisogno. Di promesse non goàere, & di minaccie non temere. Amor, & Signoria non voglion compagnia. Chi biasima vuol comprare. Mangiati à tuo modo, ma vestiti à modo d'altri. Chiunque ad altrui inganni tesse, in se stesso non poco∣mal

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ordisce. Odi, vedi, & tac, se vuoi viuere in pace. Carne fácarne, vino sá sangue: pan mantiene. Dio mi guardi dalle mattutine di Parigi, & l vespri di Sicilia. Bologna la grassa, Padoua la passa, ma Venetia la guasta. Chi vuole del fresco, non vadi à cercarlo. Tien coperta la testa nel giorno manco che puoi, & nella notte quanto che vuoi. Conti spessi fanno amicitie lunghe. Chi fá la sua vendetta, oltre che offende, Chi offeso l'há, da molti si defende. Chi più spende, manco spende. Spesso vna molestia ne leua molte. Il fuoco arde la* 1.36 paglia facilmente. Cosa, che voglia cadere, fá prima cenno. In vn buon seruitore ci vuole il muso di Porco, la schiens d'Asino, & le gambe di Ceruo. Spesse volte il giorno d'oggi aggiugne qualche cosa á quello d'hieri. Chi simarita in sretta, se ne pente adagio. Pigliar vnadonna brutta, è mal di stomacho, Pigliarla bella è mal di testa. Questoè come* 1.37 pestoiar acqua nel* 1.38 Mortaio, ò gittar le* 1.39Faue al muro, & come perdere l'acqua, el'sapone. Chi hauendo tempo, aspetta tempo, tempo perde. Con il tempo, & con la paglia si maturano le nespole. Il più delle volte auiene, che la maggior parte vince la migliore. I vecchi, che sch••••zano con le donne fanno carezze alla morte. A buono Intendimento non bisogna molte parole. La scusa non richiesta, presuppone errore.

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D'vn errore sempre ne nascono altri maggiori. La fuga si fá tarda, per troppo spronare. Vien la vernata, che ne và l'agnel prima, che la capra. Chi fá i fatti suoi, non s'imbrata le mani. Chi non sa fare i fatti suoi, peggio fa quei d'altri. Quel ch' è del patto, non è d'inganno. Imonti firmi stanno, mà gl'huomini à rincontrarsi si vanno. La facilità non impedisce l'elegantia. Chi lascia la via vecchia per la nuoua, spesso ingannato si truoua. Caual donato non si guarda in bocca. Né femina, né tela non pigliar alla candela: s'intende delle donne che si lisciano. Assai sá, chi non sá, se tacer sá. Se non con la pelle del Leone, con la pelle della volpe. La conscienza è mille testimonij. La marauiglia è figliuola della ignoranza. Vn huomo val cento, & cento non val vno. Chi semina virtù, raccoglie fama. L'vna mano laua l'altra, & ambedue lauano il viso. Bocca larga: borsa stretta. Mentre che v' è acqua, bisogna molinare, & mentre è cal∣do, battere. Ciascuno Molino resta di molinare mancando l'acqua. Chi comporta vn ingiuria vecchia inuita altrui à fargli vn' altra nuoua. * 1.40Putto in vin, & donna in Latin, non fecer mai buon fin. Frasepolto Tesoro, & occulta sapienza, non si conosce alcu∣na differenza. Seruo d'altrui si fá, chi dice il suo secreto, à chi no'l sá. L'adulatore è simile al beccaio, che grata il porco con la mano, per dargli poi della mazza su'l capo. Chi vuol entrare, piccy l'vscio.

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Il diauolo non è si brutto, come si depinge. Il diauolo sá, perche è vecchio. A cane, che lecca cenere, è mal fidarli la farina. Al can che fiuta farina, si può ben fidar cenere. Quel sarebbe come porre il Lupo per* 1.41 pecoraio, & andar alla gatta per lardo. Né Christo ancora si potè guardare da man di traditore. Legalo bene, & lascialo andare. Piscia chiaro, & fá le fiche ál medico. Io leuai la lepre, & vn' altro la prese. Al'arborè che cade, ogniun grida taglia taglia, & al can che fugge dágli dágli. Ogn' vn corre à far legna al arbore, ch' il vento in terra getta. Dio mi guardi da furia di populo, da cattiua giustitia, & da man di traditori. Non è in tutto sauio, chi non sá bisognando esser pazzo. La gatta há pelata la coda. Chi altri tribola, se non posa. Andarono per sonare, & furono sonati: come i piffari di* 1.42 Lucca. Chi tutto vuole, tutto perde. Chi ben siede, mal pensa. Tal biasima altrui, che tira à' suoi colombi. Accennaua à coppe & daua bastoni. Non è peggior male, che quel della morte: nè peggior mine∣stra, che quella che sa del fumo. L'amore, & la tosse non si ponno celare. Non si serra mai vna porta, che non si apra vn' altra. Loda, & comforta, & non t'obligare. Sempre de' cattiui partiti, piglia il migliore. Però si dice in Italia che per arte, & inganno siviue il mez∣zo anno: per inganno & arte si viue l'altra parte.

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Alla buona di rata pensaui sú. Non sono tutti huomini, quelli che pisciano al muro. Bisogna gustar il mele con la punta delle dita: cio è vsar vna cosa non per cibo ordinario, ma come per ri∣storatiuo. L'aquila non piglia le mosche. L'infelici figliuoli lodano i padri: volendo dire ch' essi stessi son d'ogni lode indegni. Questo non sarebbe altro, che voler torre il folgore à Gioue: ò entrare in altrui possessione. L'ingannar se stesso è la più facil cosa di tutte l'altre. I secondi pensieri son sempre migliori. Chi falla la seconda, tocca vn cauallo. Par vn Toscano di Monferrato: Si dice d'vno ch' è trop∣po curioso nel parlare. L'agnello humile succia le mamelle della propria madre, & l'altre ancora. Da mal Coruo, mal ouo. Le donne s'hanno à sposare prima con l'orecchie, che con gli occhi. Voi volete dire, ch' io imbocco (secondo il Prouerbio) col* 1.43 cucchiaio votò: cio è mostro di voler fare, & non fare. E meglio pascer febre, che pascer debolezza: volendo dire, che l'infermità, che vengono da repletione sono menò pericolose, che quelle, che procedono da estenuatione. Il vino non há ** 1.44 timone. L'è vn voler estinguer il fuoco con l'oglio, Picciol vento accende fuoco, ma vn grande l'estingue. M' hauete renduto pan per* 1.45 foccacia. Più dolci sono le ferite del amico, ch' i baci del inimico. Le cose malamente acquistate, malamente se ne vanno. Vn belmorir tutta la vita honora.

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Freno indorato non migliora il cauallo. Se l'occhio non mira, il cuor non sospira. Che quanto piace al mondo è breue sogno. Chi porta il torchio indietro há per costume, à se far ombra, àchi lo segue lume. Non shirzar che doglia, non motteggiar del vero. Gli huomini da bene sono si pochi, che si posson numerare col'Naso. Lodando il buono, è poi sempre migliore, Riprendi il tristo, ogn' hora ne vien peggiore. Chi dice tutto quel ch' egli sá, fá tutto quel ch' egli può, & mangia cio ch' egli hà, non gli resta più niente. Con l'ombra della virtù si depinge il vitio, Et stto il conio della bontà si spende la malitia. Egl'è formica di sorbo, che non esce per* 1.46 bussare. Bisogna esser tagliato a buona Luna. Ogni cosa ha principio. Muro bianco carta da matti. Per via s'acconciano le Some. Egli scorticarebbe il pedocchio per hauer la pelle. Quanto vno ha più roba, tanto più ne vorrebbe hauere. Há fatto più che Carlo in Francia: cio è cose incredibili. Tristo è colui ch' aspetta la mercè d'altrui. L'auaro inanzi ch' egli scōdesseil Tesoro, perse se medesimo.* 1.47 Tanto gode l'auaro hauendo nulla, quanto hauendo ogni cosa. I danari non statiano l'auaro, ma gli fanno hauere più sete di quelli. L'huomo virtuoso ama più d'essere, che d'esser tenuto. La spada de' tristi non taglia, ma il credito de' buoni amaz∣za l'huomo. Chi si becca il ceruello in vn modo, chi in vn altro. S'io trouassi l'inimico à dormire, non gli torcerei vn pelo. Vn pazzo ne fa cento.

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Il serluitor isciocco suol esser spesse volte nel rubare astuto. I bnoni costumi si debbono honorare non meno ch' i capei ca∣nuti. L'amore* 1.48 infanga il giouane, & il veccho* 1.49 annega. Non desideri mai nissuno d'esser il primo a portar cattiua nouella. Quel che tu vuoi donare vna volta, non lo prometter due. Non sa donare chi tarda à dare. La legge poche volte resiste ál Oro. Il martell d'argento* 1.50 spezza le porte di ferro. A far bene le facende, bisogna ben pensare, meglio consiglia∣re, ottimamente deliberare, & perfettamente fare. Il pouero s'affattica incercar quello che gli manca, il ricco in conseruar quello ch' egl'ha, & il virtuoso nel domandar quel'che gli bisogna. Ei fu buon* 1.51 Papero, & cattiua ocha: cio è fumiglior mas∣saio in giouentù, che in vecchiezza, meglio com∣portana la pouertà che la ricchezza. Virtù è, fuggir il vitio. Chi non fa le pazzie in giouentù le fa poi in vecchiezza. L'oro s'esperimenta col fuoca, con il martello si puoua l'ar∣gento, & con l'adoperare siconoscono gl'huomini. La più cattiua Ruota del carro è quella che* 1.52 cigoli. Chi cerca i fatti d'altri non puo esser buono. * 1.53Ogni ignorante è cattiuo. L'arbor buono fa buon frutto. Tanto và là gatta ál Lardo, che vi la scia la* 1.54 zampa. La padella dice al* 1.55 Paiuolo, fatti in la che tu mi tingi: si puo vsar questo Prouerbio, per assar i maledicenti. Ama è serai amato. * 1.56Amore é il vero prezzo con che si compra l'Amore. Ogn' vn s'il becca: si dice propriamente de' poeti. Tutto* 1.57 l'acciaio ch' egli hà adosso non potrebbe fare vna punta d'vn ago.

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Non si puo trar la* 1.58 ranòcchia dal* 1.59 Pantano. Chi laua il capo al Asino perde il* 1.60 ranno, el'sapone. Tal merito ha, chi ingrato serue. Di buon seme mal frutto. Il sapere ha vn piede in terra & vno in Nane, Perche Si∣gnoreggia l'acqua & la terra. Tu hai fatto d'vna lanza vn* 1.61 fuso. cio è pensando d'esser Gigante nel sapere, ti sei mostrato vn Pigmeo. Impacciati co' fanti, Et lascta stare i Santi. Tu sei fatto come la* 1.62 Castagna, Bella di fuori, & dentro è la* 1.63 magagna. Si vuol andar col pie del piombo. Non ti conosco, se non ti maneggio. Duro con duro non fece mai buon Muro. Non si può distendersi, che quanto è lungo il* 1.64 linzuolo. Chi ha moglie ha pena & doglie: s'intende della cattiua. Egli ha tolto vn* 1.65 sonaglio per vn* 1.66 anguinaia. Chi non può battere il cauallo, batte la sella. Io leuai la lepre vn' altro laprese. Chi fa la roba non la gode. Nido fatto* 1.67 gazza morta. * 1.68L'huomo honora il luogo, & non il luogo l'huomo. Le parole son femine, & i fatti son maschi. Predica il Vangelo ad altri, & egli non crede nulla. Costui sene và alla Carlona: cio è alla libera. Fà come il* 1.69 Papagallo, che non leua mai il piede, se non ha prima appiccato il* 1.70 becco: cio è non scriue ne serue se non sia prima premiato. Andò aggirando vn pezzo, come moscha senza capo. Fa come le capre che saltan tutte doue ne salta vna. Buone parole, & cattiui fatti ingannano i sauij & i matti. Ciascun Molino resta di molinare, mancando l'acqua.

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Vuol fare d'vn* 1.71 Pruno vn* 1.72 Melarancio. La campana suona per altri, & non per se. Fa come la candela: è buono à gli altri & à se medissimo fa danno. Egli è meglio vn tieni tieni, che cēto piglia piglia. Il fauio be spesscaeua'l* 1.73 Grancio dalla* 1.74 buca con la mano d'altri. Vuol pigliar la Lepre conil carro. Egli è fauio dopo il fatto. * 1.75Nō per passar il tēpo ma per acquistar tēpo si leggono i libri. Più tosto si dé guardare dell'inuidia del Amico, che dall'insidie del nimico. Non conosce la pace, & non la stima, Chi non hà prouato la guerra prima. Il cane abbaia, doue si pasce. Ogni cane vuol pisciar al muro. Ogni tristo cane mena la coda. Il far il letto al cane è gran fatica. La fiamma è poco lontana dal funo. Nelle guerre d'Amore chi fugge, vince. Lo faremo credere ancha à San Thomaso. Quando l'oro parla, la lingua non ha forza alcuna. Chi hà Amore in seno, ha sempre le sprone al fianco. Chi scampa d'vn punto ne scifamille. Da vn lato hò il precipitio, & dall altro i lupi. Si vuol amar amico col suo difetto. Dire villania al surdo, & scolparsi sopra la fortuna, sono cose d'huomini dappoco. E più facil cosa tener vn carbonè ardente, che vna secreta parola in bocca. Il perder fá mal sangue: Giocar & perder lo sá far ogni vno. La moscha ha la sua colera, & non è si picciol pelo che non habbia la sua ombra. Non bisogna stuzzicare, quando fumail naso del orso. Ogni mal fresco ageuolmente si leua.

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Non è buona madre quella, che fá il figliuolo, & non hà poi latte di poterlo nutrire. E meglio perdere dicendo il vero, che vincer con le bugie. Non può il vitello, & vuol che porti il bue. Costui vuol abbracciar l'ombra, & pigliar il vēto con le reti. Fà come il gallo, che canta bene, ma crespa male: cio è ha buone parole ma cattiui fatti. Colui và in* 1.76 zoccoli per l'asciuto: cio è si dà fastidio sen∣za cagione. Chi ben dona, caro vende, se villan non è ch'il prende. L'huomo é dio al huomo, & Lupo. Non bisogna per gli vccelli restar di seminare il grano. Ogni* 1.77 scuffia lorda serue per la notte. Non si crede al bugiardo, anco che giuri. Ben si crede al verace, anchor che menta. Più scende, chi più sale. A sciascuno passo nasce vn pensier nuouo. Il serpente tra fiori, & herbe giace. E tempo à cenare à i ricchi quando vogliono, & à i poueri quando possono. La gola non ha orecchie. La Salimanda uon è offesa dal fuoto. Il medico è grasso, e'l religioso è magro. Io chi sono di cera al fuoco torno. L'aquila non genera colombe. Vn tacer à tempo auanza ogni bel parlare. Si vuol saper con i più, & parlar can i manco. Merita ogni biasimo quel giouane che vuol parlar come vec∣chio,* 1.78 & quella donna che vuol parlare come huomo. In giouenil fallire è men vergogna: dice il Poeta. Tre sorte di persone odiose al mondo. vz. Il pouero superbo: Il ricco bugiardo: E'l vecchio stolto. L'esser canuto è segno di tempo, ma non di sapere. Doue è manco cuore, quiui è più lingua.

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Tanto più manifestasi il pèccato, Quanto più il peccator é in alto stato. Chi riceue beneficio per via di prieghi, lo compra caro. Chi viue per altrui, é morto in se stesso. Val più vn' vncia di fortuna, che cento pesi d'industria, E molto meglio meritar vn honore che hauerlo. Perdonando troppo à chi falla, si fa ingiuria à chi non falla. del Cortegiano. E peggio non voler far bene, che non saperlo fare. La misura del hauere debb' esser il corpo del huomo: si come* 1.79 il piede é la misura della scarpa. La pace non armata é debole. La diffidenza é la radice di sapienza. Il magistrato fa manifesto il valor di chi l'essercita. del Guicciardini. Chi si contenta, gode. Chi fa la casa in piazza vn dice ch' ella é alta, & l'altro ch' ella é bassa. La verità si può piegare, ma rompere non giamai. Senza oro & argento non s'entra dentro. Irasenza forza é cosa vana. Ad amor palese rare volte é cōceduto felice fine. del Bocca. Tra felici, & infelici nel mezzo della lor vita non v é dif∣ferenza alcuna. Donna basciata, & mezzo guadagnata. Sola la miseria é senza inuidia nelle cose presenti. Per vna percossa non cadde mai arbore. Le puttane sono come il carbone, che, ò coee, ò tinge. Chi vuol esser ricco ageuolmente, hòr sia pouero di desi∣derij. disse Cleante. Non é più tempo à dar* 1.80 fieno à* 1.81 oche. La vita fugge, & non s'arresta vn' hora. Et la morte vien dietro à gran giornate. La vita il fine, e'l di loda la sera.

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Trotto d'Asino dura poco. Vn fior non fa Primauera. Chi dona al indegno, due volte perde. Non é bel quel ch' é bello, Ma bello é quel che piace. Chi dà tosto dà due▪ volte. Al Bugiardo non é creduto la verità. Pensa & poi fa. Da & poi di. Chi vno ne castiga cento ne minaccia.* 1.82 Sarebbe troppo per vn cauallo, & poco per vn carro. Ogni vn chi stamale desidera ruina. Egli ha fatto il suo de* 1.83 ruffola, * raffola. Dal detto àl fatto v' é vn gran tratto. Ogni simile appetisce il suo simile. Se tu vuoi conoscer vno, fallo parlare. Ogni* 1.84 granata nuona spazza ben la casa. Io mi sono alleuato la serpe in seno. La discretione é la madre delle virtù. Chi non sa fare i fatti suoi, peggio fá quei d'altri. L'auaro non fa mai miglior opera, che quando tirale calze. Costui mi riesce meglio àpane ch' à farina. Fá come il can pauroso, che tira la coda frale gambe. Non crede al santo se non fá miracolo. Egli há troppo buon vino á sicattiua* 1.85 botte. Se l'é rosa, la fiorira. Quando la Pera é matura, conuien che la caggia. Quando il villan é solo sopra il fico, Non há parente alcun, ne buon amico. Chi bá siel in bocca, non può sputar mele. E difficilissimo andár á veder macinare, senza imbiancarsi di farina. Ogni vn chiama la gatta gatta. Il pazzo sa meglio i fatti suoi, ch' il sauio quelli d'altri. Gli adulatori si lasciano pigliare al boccone come pesce.

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Non v'è maggior male che l'ignoranza. La gola, il sonno, & l'otiose piume, Hanno del mondo ogni virtù sbandita. E bruttissima cosa tollerar vn huomo malitioso che ponga la bocca in cielo. Sempre dopo la gloria ne vien l'inuidia. Dio voglia che quel oro non riesca Orpello. Tutt' il nostro proceder non è altro ch' vn aggirarsi intorno, come vna* 1.86 far falla intorno al lume. Chi cosi vuol, cosi habbia. Il gallo canta con buona voce, ma non resta à* 1.87 raspar con le vnghie. Par ch' egli habbia questa ventura di cascar in piedi come le gatte. Si và per più strade à Roma. Si tende vn* 1.88 laccio alle lepri, vna* 1.89 ragna à gli Vccelli, vna Rete à pesci, & à gli huomini si tendono l'Insidie. Chi non può pigliar vccelli, mangi la* 1.90 ciuetta. Non si và alla fama sott' il coltrone, ne co'l dormire su la coltrice, & chi dorme in questo modo lascia di se vn fu∣mo in aria, & vna schiuma nell'acqua. O bene ò male tutt' è faua. Chi nō sá adulare nō sa conuersare: ma si dice meglio che. L'adulatore é amico nel conuersare con parole & inimico nel animo co' fatti. Vi corre ancor vn altro Prouerbio più volgare che lo∣deuole che. Chi non sa dissimulare non sa viuere. La fortuna non sá sedere: Colui è degno d'ogni male, che della sua fortuna si vergogna. Dicono gli ignoranti ventura Dio, poco senno basta: Et vorrei buona Fortu∣na, la sapienza chi la vuol la tolga: Chi non ha ventura non vadi à pescare.

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Tanto è del auaro quel che possiede, quanto quel che non pos∣siede. Sempre pioue, quando io fó bucato. Come iò vò in Chiesa, mi cade il Campanile in capo.* 1.91 Amico fin ál Altare. Anche gli stolti conoscono la cosa poi ch' ella è fatta. Gli huomini grandi hanno à morire in piedi.* 1.92 Il Romano vince sedendo. Egli hà fatto il figliuol Prodigo.* 1.93 Egli è venuto senza la veste nuptiale. Non si cognosce Errore, la doue regna Amore.* 1.94 Chi vuol saluar honore, sdegno in fronte, & fuoco in cuore. Doue non è la speranza del bene, non è la paura del male. Il pianger i morti nō rileua, & la vendetta sfoga l'odio assai. Se il lagrimar ne medicasse il male, Et piangendo il dolor finisse, Per le lagrime ogni vn darebbe l'oro. Chi osserna queste tre cose non haurà mai con∣tesa aucuna. Cedere al maggiore, persuadere con modestia al minore, & consentire al vguale. Ad amor palese rare volte ò non mai è conceduto felice fine.* 1.95 Fauciulla à tempo non maritata, spesso si marita suerginata, Tien la fortuna mentre che tu l'hai, Che si ti esce di man mai più l'haurai. La Zingara ad altrui la sorte dice, Et la sua non conosce l'infelice. Aspettare, & non venire, seruire & non aggradire, Star in letto & non dormire, sono tre cose da morire. Il miser suole dar facil credenza à quel che vuole. Sempre che l'inimico è più possente, Più chi perde accettabile ha la scusa. Ambasciator pena non porta.

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* 1.96L'huomo nè per star, nè per fuggire, Al suo fisso destin puo contradire. Perch' il porro ha il capo bianco, la coda è verde. Le cose quantunque molto piacciono, hauendone soperchia copia rincrescono. Ogn' vn corre à far legna, * 1.97Al arbore, ch' il vento in terra getta. * 1.98La facilità non impedisce l'elegantia. La compagnia nel male suol allegierir il male. I giouani hanno copia di tempo, i vecchi n'han carestia. Ama, & sarai amato. * 1.99L'amar altrui è il vero prezzo con che sicompra Amore. I diauoli non sono si negri come si dipingono. L'arbore che di continuo si trapianta non fàmai frutto. Vfficio pregato è mezzo pagato. Di nouello ogni cosa è bella. Milano la grande, Venetia la ricca, Genoua la superba, Fiorenza la bella, Napoli la gentile. * 1.100Balsant di quatro, ò vendre, ò barratre: Balsant di tre caual di Re: Balsant d'vno, non dar annissuno, Di tre cose il Fiorentino ne fa vna frulla, A Dio, mi raccommando, vuoi tu nulla. * 1.101Piaga antiueduta assai men duole. E meglio hauer vn buon porco, ch' vna bella tosa. Non stuzzicar il can che dorme. Dall'vnghie si conosce il Leone. Chi muore in campo, muore in letto d'honore. Non si ponno coglier le rose senza punger le mani.

Motti brieui ch'hanno del Prouerbio.

Costui ha del sale in zucca: cio è egl'è molto ingenioso. Donna* 1.102 monna Zucca al vento: cio è di poco ceruello. Piaccia a Dio che la mia Zucca mandi fuori il suo seme.

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Io caualco alla* 1.103 stradiotta, pochi arnesi mi fanno. Ha tanti libri di lettere in capo ch' vn Asino ne sarebbe ca∣rico. La tua opera anderà in monte. Ma vegniamo a meza lama: Gli dette vna buona* 1.104 picchia∣ta: Saltò di* 1.105 Palo in* 1.106 frasca. Gli ho dato con la sferza vn buon cauallo. Ho serbato vn colpo maestro. I poueri* 1.107 capessoni han fatto il pane. Egl'ha posto il tetto. Succia su quello. Dice le cose si alte che non si puo pigliar la* 1.108 mira. De gli incorrigibili si dè mandar le radice al sole. Se voi vì lasciate l'ossa, vostro danno: La malitia ha fatte profondissime radici: Sò che tu l'hai hauta buona á ca∣pello: Gli ignoranti sono pur cresciuti senza* 1.109 inaffarli. Come ha tocco dne volte in capo di messer Eccellente, egli gomfia, come vna* 1.110 botta. Si vantaua d'amazzar l'aria: Star non si può a petto con lui: Dar la stretta ad vno. Hebbe nome mezzo forfante, mezzo mariuolo, il reste poi era tutto poltrone. Vn certo mercantuzzo di stringhe: Vn Asinaccio da bastone: Vn bestionacchio sperticato da venderlo à canne come i campi, ò à farui presente á vn lungo remo: Vn Asinac∣cio pezzo d'huomo: Vn bestiuolo dá poco ceruello. Lo darà il Boia bello, & fritto al diauolo: Lo dò alle forche: Mi ritirai con questo cocomero nel capo alla villa. S' è cauata la maschera. Non pensate ch' io vocelli á presenti: Vn huomo alquanto di sale. Heueua il piede in due staffe: cio è si poteua ò bene ò male interpretar i fatti ò i detti suoi. Gl'hauete tolto quello á torto, che non gli potete rendere á ragione, cio è la vita: Chi così vuol, così habbia: Io ti daró tanti, & tanti, ch' io ti cauer il* 1.111 ruzzo del capo. Non me ne so né grado, né gratia.

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Pare che quella cosa cerchi il suo centro. Poi alla fine sono iti à monte con gli altri. Gl'é terreno da piantar carotte: Ha l'ali più grandi ch' il nido: Più sù sta mona Luna: Dà del buon per la pace: Hà la fede Greca, cio è egl'è disleale: Dorme con gli occhi aperti: A lui si cangiò il pelo: Che si dè far dunquc? Stringer le spalle: Dare il ** 1.112 crollo alla bilancia: Colui fù il primo che ruppe il ghiaccio: Gli s' è portato il cap∣pello rosso, cio è ha hauuto la buona nuoua: Ha vnto le mani ál guidice: Ha cattiui vicini: M'ha dato à cre∣dere* 1.113 lucciole per lanterne: Costui braua à credenza: Ho dato nello scartato: Há preso vn granchio: ha man∣giato vn' osso: voi empiete la valigia come vn zoccolan∣te* 1.114 à scrocco. Dormite al par d'el piumaccio: Ei suda di bel Gennaio: Hà pisciato in più neue: Io ho reso l'arme à San Giorgio: Si messe in dozzena con le stringhe rotte. Sono saui à credenza, & matti á contanti. Di tal mo∣neta l'hauete pagato, quali erano state le derrate vendute. Tu che non hai ancora rasciuti gl'occhi. Egli haueua á buona* 1.115 cauiglia legato l'Asino: A madonna poco fila gli si tringeuano i ** 1.116 cintolini. Costei sente del scemo. E terreno da' ferri miei. Star con le Muse in Parna∣so, fare fascio d'ogni herba. Amioi di proferta assai si truoua Ancor chi stanno con la borsa aperta, Quando si vien al fatto della pruoua, Borsa serrata, amici non si truoua. Chi dá tosto, dá due volte. La gratia presta si radoppia, & la tarda suanisce. Le gratie non aspettate, soglion esser più grate. Ma non si può sforzare il Popone. In fine in fine i guai col pane sono buoni, & ogni cosa ha il suo rimedio, fuor che la morte.

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La morte anchora dá minor pena, che l'indugio della morte. E molto meglio tosto morire, che viuendo languire. La morte di se stessa non è misera, ma la via che conduce álla morte è misera. E meglio ritornar in dietrò, che andar errando inanzi. Meglio è godersi il poco, ch' il bramar assai contrauaglio. L'huomo risoluto non depende dalle cose a venire: l'aspetta, si bene: & gode (il meglio ch' egli può) le cose presenti: Del Autore.

Se non contento, almen risoluto. C. M.

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T.V.

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Notes

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