L'Aminta, di Torquato Tasso, favola boscherecchia. Tasso's Aminta, a pastoral comedy, in Italian and English.
Tasso, Torquato, 1544-1595.

SCENA TERZA.

Aminta. Tirsi.
Am.
VOrrò veder ciò che Tirsi havrà fatto;
E, s'havrà fatto nulla,
Prima ch' io vada in nulla,
Uccider vò me stesso, inanzi à gli occhi
De la crudel Fanciulla.
A lei, cui tanto piace
La piaga del mio core,
Colpo de' suoi begli occhi,
Altrettanto piacer devrà per certo
La piaga del mio petto,
Colpo de la mia mano.
Tir.
Nove, Aminta, t'annoncio di conforte;
Lascia homai questo tanto lamentarti.
Am.
Ohime, che di? che porte,
O' la vita, ò la morte?
Porto salute, e vita; s'ardirai
Di farti loro incontra: mà fa d'huopo
D'esser un huom, Aminta, un' huom' ardito.
Am.
Qual ardir mi besogna, e'ncontra à cui?
Tir.
Se la tua Donna fosse in mez' un bosco
Che, cinto intorno d'altissime rupi,
Desse albergo à le Tigri, & à Leoni;
V'andresti tu?
Am.
V'andrei sicuro, e baldo,
Più che di festa Villanella al ballo.
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Tir.
E s'ella fosse tra ladroni, & armi;
V'andresti tu?
Am.
V'andrei più lieto, e pronto,
Che l'assetato Cervo à la fontana.
Tir.
Bisogni à maggior prova ardir più grande.
Am.
Andrò per mezò i rapidi torrenti,
Quando la neve si discioglie, e gonfi
Li manda al mare: andrò per mezo'l foco,
E ne l'Inferno, quando ella vi fia,
S'esser può Inferno, ov' è cosa sì bella.
Hor sù scuoprimi il tutto.
Tir.
Odi.
Am.
Dì tosto.
Tir.
Silviat' attende à un fonte, ignuda, e sola:
Ardirai tu d'andarvi?
Am.
Oh, che mi dici?
Silvia m'attende ignuda, e sola?
Tir.
Sola,
Se non quanto v'e Dafne, ch' è per noi.
Am.
Ignuda ella m'aspetta?
Tir.
Ignada: mà.
Am.
Ohime, che mà! tu taci, tu m'uccide,
Tir.
Mà non sà già, che tu v'habbi d'andare.
Am.
Dura conclusion, che tutte attosca
Le dolcezze passate hor, con qual' arte,
Crudel, tu mi tormenti?
Poco dunque ti pare,
Che infelice io sia;
Che à crescer vieni la miseria mia?
Tir.
S' à mio senno farai, sarai felice.
Am.
E che consigli?
Tir.
Che tu prenda quello,
Che la fortuna amica t'appresenta.
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Am.
Tolga Dio, che mai faccia
Cosa, che le dispiaccia.
Cosa io non feci mai, che le spiacesse
Fuor che l'amarla: e questo à me fù forza,
Forza di sua bellezza, e non mia colpa
Non sarà dunque ver, ch' in quanto in posso
Non cerchi compiacerla.
Tir.
Hormai rispondi.
Se fosse in tuo poter di non amarla,
Lasciaresti d'amarla, per piacerle?
Am.
Nè questo mi consente Amor, ch' io dica,
Nè ch' imagini pur d'haver gia mai
A lasciar il suo amor, bench' io potessi.
Tir.
Dunque tu l'ameresti al suo dispetto,
Quando potessi far di non amarla?
Am.
Al suo dispetto nò, ma l'amerei.
Tir.
Dunque fuor di sua voglia?
Am.
Sì per certo.
Tir.
Perche dunque non osi oltra sua voglia
Prenderne quel, che, se ben grava in prima,
Al fin, al fin le sara caro, e dolce,
Che l'habbi preso?
Am.
Ahi, Tirsi, Amor risponda
Per me; che, quanto à mez' il cor mi parla,
Non sò ridir: tu troppo scaltro sei
Già per lungo uso à ragionar d'amore:
A me lega la lingua
Quel, che mi lega il core.
Tir.
Dunque andar non vogliamo?
Am.
Andare io voglio.
Mà non dove tu stimi.
Tir.
E dove?
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Am.
A morte;
S'altro in mio prò non hai fatto, che quanto
Hora mi narri.
Tir.
E poco parti questo?
Credi tu dunque, sciocco, che mai Dafue
Consigliosse l'andar, se non vedesse
In parte il cor di Silvia? e forse ch'ella
Il sà, nè però vuol, ch' altri risappia,
Ch' ella ciò sappia. hor se'l consenso espresso
Cerchi di lei, non vedi, che tu cerchi
Quel che più le dispiace? hor dove è dunque
Questo tuo disiderio di piacerle?
E, s'ella vuol, che'l tuo diletto sia
Tuo furto ò tua rapina, e non suo done,
Nè sua mercede; à te, folle, che importa
Più l'un modo, che l'altro?
Am.
E chi m'accerta,
Che il suo desir sia tale?
Tir.
O' mentecatto,
Ecco, tu chiedi pur quella certezza,
Ch' a lei dispiace, e dispiacer le deve
Dirittamente, e tu cercar non dei.
Mà, chi t'accerta ancor, che non sia tale?
Hor s'ella fosse tale? e non v'andassi?
Eguale è il dubbio, e'l rischio. ahi, pur è meglio
Come ardito morir, che come vile.
Tu taci: tu sei vinto. hora confessa
Questa perdita tua, che fia eagione
Di vittoria maggiore. andianne.
Am.
Aspeita.
Tir.
Che, aspetta? non sai ben, che' l'tempofugge?
Am.
Deh, pensiam pria, se ciò dee farsi, e come.
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Tir.
Per strada penserem ciò che vi resta:
Mà nulla fa, chi troppe cose pensa.