The true idioma of the Italian tongue wherein is contained many choice sentences and dialogues in Italian and English : also delightful dialects and apophthegms taken out of a famous author : and other necessary things mentioned in the table ... / published by P.P., an Italian, and teacher of the Italian tongue ...

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Title
The true idioma of the Italian tongue wherein is contained many choice sentences and dialogues in Italian and English : also delightful dialects and apophthegms taken out of a famous author : and other necessary things mentioned in the table ... / published by P.P., an Italian, and teacher of the Italian tongue ...
Author
Paravicino, Pietro.
Publication
London :: Printed by E.C. and are to be sold by H. Seile ... N. Brook ... and Peter Dring ...,
1660.
Rights/Permissions

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Subject terms
Italian language -- Terms and phrases.
Italian language -- Readers.
Aphorisms and apothegms.
Proverbs.
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"The true idioma of the Italian tongue wherein is contained many choice sentences and dialogues in Italian and English : also delightful dialects and apophthegms taken out of a famous author : and other necessary things mentioned in the table ... / published by P.P., an Italian, and teacher of the Italian tongue ..." In the digital collection Early English Books Online 2. https://name.umdl.umich.edu/A55856.0001.001. University of Michigan Library Digital Collections. Accessed May 5, 2024.

Pages

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Eccovi diversi Piacevoli Capitoli tolti fuori della Secretaria d'APOLLO, per dar gusto a chi impara la Lin∣gua; imparandola tanto piu vo∣lontieri, quando si trova varietà di Concetti.

A Diocleziano Imperatore.
E lodato da S. M. perche fece abbruccl∣are titti i Libri che trattano di Chimica.

COn molto nostro piacere habbiamo in∣teso, che voi havete fatto abbrucciare tutti i Libri che trattavano di Chimica, ancor che molta sia stata la vergogna di tutti coloro, i quali sono della professione, ed hanno preteso di acquistarsi credito, non havendo potuto acquistar danari, ed hanno osato insegnar ad altri quello che non han∣no saputo per loro, ambitiosi d'haver am∣miratori, non havendo potuto haver Sco∣lari: poi che veramente è cosa dura da persuader, a chi desidera farsi ricco, il

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diventar prima povero. Ma in tal propo∣sito noi habbiamo scritto a Chimici a bas∣tanza, onde poi non giudicando necessario l'estendersi d'avantaggio, lodiamo solamen∣te la vostra prudenza in haver satto get tar nel fuoco tutti i sudetti libri levando l'oc∣casione d'impazare a'vostri sudditi; men∣tre l'arte lunga ancor che vera, bisognosa di molta esperienza, non può perfettionarsi in un età breve; e noi consolaremo gli Chimici adolorati con tale ragione; che stiano bene nel fuoco tutti i libri che trat∣tano di fumo.

A TURCHI.
Sono lodati da sua Maestà, perche non vogliono Avvocati ne lor Fori.

DApo, che gli huomini inclinati al ri∣poso, hanno trovato inventione di far guadagno colle parole, e che l'ello∣quenza trasformata in loquacità, è divenu∣ta venale, e violente ne'cuori de gli ascol∣tanti, voi havete ben fatto a prohibirla in tutti, spezialmente levandone l'occasione, insieme cogli Avvocati, i quali con l'arte oratoria (come non v'è cosa, che più asso∣tigli

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l'intelletto dell'interesse) s'applicano con ogni studio ad incantare i Giudici, lusin∣gando le loro orecchie per disponere de'loro cuori, con non minor danno, che travaglio de poveri pretensori, i quali vedono a porre in disputa le loro ragioni, ed in pericolo i loro beni, e spendono nel Foro la metà, e sovente molto più di tutte le pretensioni, poi che se belle parole occupando il luogo alla ragione, opprimano la verità, inganna∣no la giustitia, e corómpano il giuditio. Lodiamo percio molto la vostra prudenza in tener lontani da Fori la turba de gli Avvo∣cati, ed in giudicare brevemente sopra l'es∣posizione, poiche il giuditio è tanto più purgato quando che non è confuso da vani∣tà oratorie, e non permettendo che gli Av∣vocati s'arichiscano, mentre gli Clienti di∣vengono poveri.

A. M. ATTILIO Romano.
E biasimato da sua Maestà, perche essen∣do stato posto in libertà da Cartagi∣nesi, torno prigioniero per non mancar di parola.

UNa grande risata fu fatta in Parnaso, quando capitò la novella del vostro

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ritorno alla prigione de' Cartaginesi vostri nemici, per non mancar loro di parola, non, havendo potuto otener dal Senato Roma∣no quello, ch'eglino desideravano. Gran simplicità. Estrema pazzià, che sarà derisa da posteri. Ingannare i nemici in tutte le occasioni è sempre lodevole. Il' liberarsi dalla prigionia in qual si sia modo è sempre naturale. Il tornarvi volontariamente è in∣fermità di cervello da guarirsi con un bas∣tone. Ogniuno a le medesimo, e poi alla patria, ha obligatione magiore, che a' ne∣mici: onde il mancar loro di parola per conservare a sè la vita, non è attione de∣testablle, ma prudente. Non si pecca d'em∣pietà contra nemici, se non per ingratitu∣dine, o per infedeltà: nell'altre cose ogni mancamento è virtù. Ma voi temendo d'es∣ser dichiarato fallito de' meriti, havete fatto più alla mercantile, che alla militare, senza considerare che non sono attioni di gene∣rosità, quelle di chi nuoce a se medesimo per non dispiacere a' nemici. E perciò noi non vogliamo ricevervi in Parnaso, come vi significhiamo con le presenti; non volendo che gli huomini si persuadano d'immorta∣larsi con le pazzie, come possono rendersi immortali colle virtù.

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A PRINCIPI.
Sono ammoniti da sua M. di trascurare le mormorationi della plebe.

IL servire, sì come su, sarà etiandio sem∣pre grave a gli huomini: a coloro spe∣tialmente ch'intendono la sodisfatione in comandare: e per cio facendo resistenza l'humana natura, mostra la repugnanza nella plebe colle mormorationi, le quali devono trascurarsi da voi altri Principi come cose che non offendono ne anche le vostre orec∣chie. E se pur v'infastidisce l'udirla, leva∣tele la fame quando ch'è digiuna, avver∣tendo di non assuefarla alle lunghe cortesie, poi che essa non suol esser meno morbida, e petulante ne'comodi, che inquieta, ed im∣pertinente ne' disagi. Nel rimanente essen∣do la plebe come suol dirsi, un pezzo di carne cogli occhi, e la bocca, e non havendo di libero che la voce, non è conveniente privarla di tale sodisfatione; non potendo pretender meno per allegerimento della sua oppressione che'l poter parlare.

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Alle Donne Maritate.
Sono ammonite da sua Maestà, di non ammazzarsi doppo haver' a∣dulterato.

A Ncorche le donné non siano bisognose di persuasioni per non ammazzarsi doppo qual che mancamento, poi che hanno giudicato saggiamente l'essempio di Lucre∣tia Romana, indegno da seguirsi; vogliamo per amonirvi, accioche qualcheduna, o per timore, o per disperatione. (non crediamo per pentimento) non facesse di sè spettacolo cotanto crudele. Ma se pure trà di voi si trovasse donna cosi ardita, e generosa, vi avisiamo che volendo amazzarvi con pensie∣ro di lasciare di voi honorata memoria nel mondo, vi ammazziate prima di lasciarvi godere, altrimenti non sarete credute pu∣diche, ma pazze insensate.

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A CORARDO Imperatore.
E lodato da S. M. perche trovandosi all'asedio di Vespergia, concedesse alle donne d'uscire con quello che lor pia∣ceva il più.

EStata ammirata in Parnaso la vostra pru∣denza, non meno che la politica usata nell'assédio di Vespergia, havendo concesso alle donne di portar con esse, fuor della città quello chè loro più piacessa, onde con la presente lodiamo la maniera da voi usata, e la fedeltà, di cui il Capitano non deve haver più certa virtù; prevedendo voi molto bene che non havendo le donne cosa più cara, che gli huomini, non uscirebbono senz' essi, onde con un atto di generosità più utile a voi, che a' nemici, havete ottenuto la Città libera, ed havete obligato i Citta∣dini; non vogliamo però lasciare di ri∣cordarvi, che usando di si fatte cortesie, e continuando a proveder d'huomini a le donne, sarete il più affacendato Prencipe del mondo.

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A gli Huomini.
S. M. dichiard la sua intentione sopra i loro studii dell'humanità.

NOi confessiamo d'esser stati ingannati sin ad hora, in creder diversamente della pratica de' vostri studii dell'humanità, havendo fermamente creduto che fossero conformi a'vostri bisogni; ma havendo in∣teso quali sono, habbiamo sentito non poco dispiacere in esser stati ingannati così longa∣mente, noi nella nostra credulità, e voi nella vostra ignoranza; e però nell'avenire noi desideriamo di veder mutato il titolo di cotesti vostri studi di humanità, ed applicar∣vi primieramente, e con frutto maggiore all'a pprensione della vostra vera humanità, perche gli huomini non hanno più gran ne∣cessitá che d'imparar' a viver humanamente.

A FLAVIO QUEREGO.
E comandate da S. M. di far levar questo detto. Quod semel placuit, amplius displicere non debet.

PEr la cognitione, che noi habbiamo della vostra virtù, e concedendo nelle

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vostre opere, che voi sete huomo molto versato nelle scienze; specialmente nelle morali, e giuridiche, che professate, vi ho∣noriamo con la presente, d'impiegarvi a voler far levar questo detto.

Quod semel placuit, amplius displicere non debet. Perche noi sappiamo, che per buona regola morale, le donne non dovriano piacere a gli huomini più d'una volta.

Al TIRELLI.
E ammonito da S. Maestà, sopra un' opera da lui stampata, De usu Vini in infirmitate.

NOn poco applauso hebbe il vostro libro De usu Vini in infirmitate, in Parnaso dalla Scuola de Medici, i quali ammirarono la sutigliezza delle vostre ragioni, ancorche sapessero che nella pratica non riescono bene, come nell'opera. E noi stimando li vivacità del vostro ingegno, habbiamo go∣duto in veder honorare il vostro nome; contenti di non promover difficoltà magg∣ore delle proposte, e risolute da voi, fin a tanto che non veggiamo la riuscita della vostra opin one in tanto restate però da noi

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ammonito di non lasciar capitar tal opera nella Germania, dove il vino è stimato al pari del Medico, poi che restando cotesta vostra opinione abbracciata, sarete cagione che li Tedeschi moriranno tutti ebriachi.

A gli SPARTANI.
Sono grandemente lodati da S. M. per haver ricevuta la legge fatta, di non lasciar dar dote alle figlie ne' mari∣taggi, &c.

AL placere ricevuto per la prudente risolutione vostra, in accettar la legge fatta di non lasciar dar dote alle donne ne' Maritaggi, ci ha dato motivo di scrivervi la presente, dandovi percio molta lode. Voglia Dio, che'l mondo tutto segua il vostro esempio, per proprio beneficio; perche veramente egli è un rediculoso abuso, forsi introdotto per la ignobiltà del sesso che le donne comprino a sì caro prezzo una schia∣vitudine perpetua, e paghino per esser go∣dute, e ridotte in gravi travagli, con pericolo di morte ne' loro parti, quegli huomini medesimi che le desiderano, e che per con∣servatione

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servatione delle lor famiglie ne hanno ne∣cessità, mentre elleno dovriano esser pagate da quelli che bisognosi ne sono.

E se così fosse, come esser dovrebbe, molte povere donne vedutesi neglette per la loro povertà, non cadrebbono nelle diso∣nestà; ne vendrebbono la lor verginità, o la pudicitia per avanzare la dote da Ma∣ritarsi.

A gli Amantí.
Sono biasimati da sua Maestà per le loro essagerationi impertinenti, e la∣menti inutili.

Noi ci troviamo tanto storditi da vos∣tri pianti, e noiati da' vostri la∣menti, che non potiamo non riprendere fieramente cotesta vostra troppo effeminata, e vergognosa consuetudine di ricorrere alle lagrime a guisa di bambini, e poi isfogare il vostro duolo colle vostre dilettissime, a segno che empiendo i volumi di simplicità rediculose, e stomachevoli, stordite tutt'il mondo colle vostre essagerationi imperti∣nenti di Paradiso, di morte d'inferno, e d'altre cose grandi, non parlando de' vostri

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dolori se non entrate nelle stanze di Plutone, nè lodando le belezze delle vostre Dame, se non andate sopra le stelle, in modo che la Prerogativa minore sembra la Divinità. Noi però. vi facciamo sapere, che coteste vostre leggerezze sono derise da tutti gli huomini prudentí, etiandio da quelli che sono stati non meno di voi innamorati, e vi consigliamo a lasciare in disparte cotali vanità, le quali non servono che di fomento alla superbia Donnesca, jed a metter tutt'il vostro studio in trovar danari, affine di ri∣correre alle borse, in vece che alle lagrime, assicurandovi, che i danari più che i sospiri, vi solleveranno da tntti i tormenti.

Miseri voi che non dormite mai, Voi che desiderate seguir gli amori, Con tante fatiche, e tanti guai, Andate dietro a bellezze, e fiori Compassion bisogna havervi assai, Però che sete di voi stetti fuori: E non sapete quel che cercate, Che non fareste le pazzie che fate.
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