Paroimiographia Proverbs, or, Old sayed savves & adages in English (or the Saxon toung), Italian, French, and Spanish, whereunto the British for their great antiquity and weight are added ...
Howell, James, 1594?-1666.
Page  1

Proverbi morali nella Lingua Italiana.

GLi huomini da bene si maritano, gli sauij no.

Inglese Italianato, è un Diavolo incarnato.

Una oncia d'alegrezza vale una li∣bra di melanconia.

L'Astrologia è vera, mà non si trova l'Astrologo.

I peccati, & I debiti son sempre più di quel che si crede.

Ha più da fare che i forni di Natale in Inghil∣terra.

Più sa il Mato in casa sua, ch'il savio in casa d'altrui.

Quel che non sà fingere l'amico, non è fiero nemico.

E' meglio haver' hoggi un vuovo, che domani una gallina.

Chi digiuna, & altro ben nonfà, sparagna il pan', & al Inferno va.

Beata quella casa che da vecchio sà.

Troppo s'arrischia, chi del proprio giudicio s'assi∣cura.

Chi ha il Lupo per compagno, porti il cane sotto il mantello.

Più tosto tardi, che in fretta.

Assai pampani, poca vua; viz. assai parole, po∣chi fatti.

La prima parte del pazzo è tenersi savio.

Un male, & un Frate rare voltesoli.

Multifan' conscienza di sputar in chiesa, & poi ca∣can su l'altare.

La moscha chi punge la Tartaruga si rompe il becco.

La necessita, è infidel Guardiana della castità.

L'anima di poche, il corpo di molte cose hà bi∣sogno.

Meglio è magro accordo, che grassa sentenza.

Mentre che il Lupo caca, la pecora scampa.

Nel marito prudenza, nella moglie patienza.

Non è tutto butyro che fa la vacca.

Il mondo è fatto a scale, chi le scende, & chi le sale.

Il sparagno, è il primo guadagno.

Se la cosa s'havesse a fare due volte, l'asino sarebbe nostro.

Tardi tornò Orlando.

Voi mi farete credere che le lucciole son lanterne.

Al frigger' se ne avuedranno.

Al Carnovale si vede chi hà la Gallina grassa.

Quel che fà tanto il savio il più delle volte viene a cader' del asino.

In bocca serrata non entrò maj. mosca.

Chi non s'arrischia, non guadagna.

Chi vuol del pesce, bisogna che s'ammolli le bra∣che.

Ventura haver poco senno basta.

Accasca in un punto quel che non accasca in cento anni.

Page  2E' meglio crederlo, che provarlo.

La forza caca adosso la ragione.

Cavallo corrente sepultura viva.

Se jo hò le corna in seno, non me le voglio metter', in capo.

Chi guarda a ogni penna non fà mai letto.

Chi ha poca vergogna tutto il mondo è suo.

A l'arca aperta il santo pecca.

Lega l'asino doue vuol il padrone.

Dio mi guardi da oste nuovo, & puttana vecchia.

Tal mano si lava che si vorrebbe veder mozza.

Jo levai la lepre, & un altro la prese.

Se non vuoi che si sappia, nolo fare.

Il male nón stà sempre doue si pone.

Il mondo è tondo, & doppo la notte viene il gi∣orno.

A chi increscer stare pongasi à sedere.

So ben quanti pani fanno una coppia, & quante paia fanno tre buoi.

Egli è mala cosa l'esser cattivo, mà gl'e peggiore l'essere conosciuto.

Presto maturo, presto marzo.

Massara piena tosto fa la cena.

S'el Sol mi splende, non curo la Luna.

Niente non vuol sale.

L'habito & il riso manifestano l'huomo.

Non hà sal in zucca.

Si lascia menar per il naso come un Buffalo.

Gli amici legano la borsa con un filo di ragna∣telo.

Chi hà l'amor nel petto, ha lo sprone a i fi∣anchi.

Ti vuol il bene, come vuol alle cipolle il cane.

Porta teco se vuoi viver' meco.

Egli è più misero che non era Mida, che si scaldava all fumo della merda.

Tanto è mio, quanto godo, & do per dio.

Chi confessa destino niega Iddio.

Si jo cascassi in dietro, mi romperei il naso, son tanto disgratiato.

Chi hà il neo sopra la centura, hà gran ventura.

Chi nasce bella, nasce maritata.

A ogni grolla piaccion i suoi grollatini.

Chi ti vede di di, non ti cercarà di notte.

E buon rimedio contra la lusuria.

E' più bugiardo d'un Epitasio.

Primo porco, ultimo cane.

La porta di dietro è quella che rubba la casa.

Cavallo, & cavalla cavalgalo in su la spalla, asino & mulo cavalcalo in su'b culo.

Chi per altri sta, paga per sè.

Il prometter' è la vigilia del dare.

Beata colei che di vecchio pazzo sinnamora.

Quando tu puoi haver del ben, totene.

Casa mia, mamma mia.

Chi mangia lepre ride sette giorni.

Vuo senza sale, non fà ben ni male.

Chi da presto raddoppia il dono.

I danari son tondi, & ruzzolano.

Proverbio non falla, misura non cala, superbia non dura.

L'asino chihà fame, mangia d'ogni strame.

Jo hò le voci, & altri hanno le noci.

Page  3I pistoi, & i molinari sono gli ultimi a morirsi di fame.

Farò quel che potro, & un poco manco per poter∣ui durare.

Chi non vuol affaticarsi in questo mondo non ci nasca.

Chi ha figliyoli tutti j bocconi non sono suoi.

Cosa fatta per forza non vale una scorza.

Chi risponde presto, sa poco.

Chi paga inanzi, è seruito in dietro.

Chi belletta il viso, al culo pensa.

Penso ripenso cosi divengo pazzo, come l'huomo si fa dallo sputo d'un cazzo.

Il male per libra viene, và via per once.

La più trista routa del carro cigola il più.

Abondanza genera fastidio, & scarsità apetito.

Le puttane piangono con un occhio, le maritate con due, le monache con quatro.

L'huomo fin cinque è porco.

Maggior' fretta minor atto.

Allontanarti dal dinanzi delle donne de dietra delle mide & da tutti i lati de' monachi.

Saper' esser pazzo a tempo è savezza.

Chi per altrui s'obliga entra per lo largo, & esce per lo stretto.

Egli hà poo di quel ch'il bue ne hà troppo, i. cer∣vello.

A mal mortale ne medico ne medicina vale.

A chi la riesce ben, è tenuto savio.

A casa mia non entrarai se teco non porterai.

A governar pazzia ci vuol senno.

A ciascun passo nasce un pensiere.

Assai ben balla a chi Fortuna suona.

A cader và chi troppo alto sale.

Ancor il bene quando è soverchio spiace.

Chi frequenta la cucina sente di fumo.

E' meglio sdruciolare co' piede che con la lingua.

Chi a l'honor mancà d'un momento non ripare mai in anni cento.

Lauda il mare & tienti alla terra,

Lauda il monte, & tienti al pian,

Lauda la moglié, & tienti donzello.

Chi da vinti non è, chi da trenta non sa, chi da qua∣renta non hà, ne maj sarà, ne maj saprà, ne maj haverà.

Quando sei incudine ubedisci al martello.

Siedi, & gambetta, che vedrai tua vendetta.

Il gioco è un tarlo che rode fin su l'osso.

Assai parole, pochi fatti Ingannano j sauij anche mati.

Non gittar mai tanto con le mani, chi ij costretto ac darlo cernando puoi co' piedi.

Povertà non è vitio, mà solo incommodità.

Assai sà chi sà, se tacer sà.

Amaro è il dono che toglie la libertà

Assai comanda chi ubedisce al savio.

Nulla nuova, buona nuova.

Assai domanda chi ben serve, & tace.

Al infelice mai riesce il disegno.

Amor infanga i giovani, & annega i vecchi.

Al bugiardo non si crede la verità.

Allegrezza di cuore fa bella pelatura di viso.

Amor vuol fede, & fede firmezza.

Page  4Al torre imprestito sei cugin germano, mà al ren∣der figlio di puttana.

Al bugiardo gioua esser sagace, se vuol far creder, il suo dir verace.

A Donna non si fà maggior dispetto, che quando vecchia ò brutta le vien detto.

A chi ti vuol malè, venga Donna, processo, ò U∣rinale.

Andar col cembalo in columbaia.

A me pare una coglioneria lasciar di se memoria a l'hosteria.

A mal passo l'honore.

Ad ogni cosa fuor ch'a la morte, troua remedio l'hu∣omo forte.

Arbor spesso trapiantaro mai di frutti è caricato.

A l'acqua cede il sasso.

Amore col suo strale percuote ogni mortale.

Biasimar Prencipi è pericolo, il lodargli buggia.

Beata quella casa che da vecchio sà.

Assiduità genera facilità.

Ac attivo cane corto legame.

A orgoglio non manca cordoglio.

Amico di bocca non vale una stoppa.

A ffibbia quella.

Arrischiar un vou per quadagnat un bou.

Beni di Fortuna passano come la Luna.

Occus, poccus, chi nasce matto, non guarisce maj.

Ogni cosa è meglio che moglie.

Ogni dieci anni l'uno hà bisogno del' altro.

Ogni donna & vacca, hà qualche tacca.

Ogni uno s'affatica, il povero in cercare, Il rico in conservare, il virtuoso in imparare.

Più caca un bue, che cento mosche.

Per altri, non per sè suona la campana.

Pesta giusto, & vendi caro.

Pigliam' prima l'orso, & poi vendiamo la pelle.

Per durare, bisogna indurare.

Per troppo dibarter la verità si perde.

Per picciola cagion', il Lupo tuole il monton.

Il diavolo alla porta chiusa volta le spalle.

Il pensier' ha' buone gambe.

Il diavolo può tentare, ma non precipitare.

Tal man si bascia che si vorrebbe mozza.

Tanto è Mercante chi perde, che chi gua∣dagna.

Tre forfanti fan una forca.

Terra negra fà pan biancho.

Tutte le nationi diversamente smaltiscono il dolore.

Tal nutre il Corvo che gli caverà poi gli oc∣chi.

Tosto si mostra il pazzo, & lo sterco.

Tosa la pecora, & non la scorticare.

Tavola senza sale bocca senza saliva.

Trista è quella casa dove il patrone non porta braghe.

Tre taceranno se due non vi sono.

Troppo disputare la verità fà errare.

Tanto erra chi crede tutti sogni esser fallaci, quan∣to gli crede esser veraci.

Trà gli amici guardimi Iddio, che frà nemici mi guardero Jo.

Page  5D'agnello, porco, cimia & leone, tiene il vino la complessione.

Non si tosto si fa un templo a Dio, come il Diavolo ci fabrica una capella appresso.

Voj uscite de gangheri.

Fo la vita di michelazzo, mangio, & beuo, & vado a solazzo.

Una man lavà l'altra, & ambedue il viso.

Ubidisci al Rè giuso, & l'iniquo

Un a sella non s adatta ad uno dosso solo.

Un par d'orecchie seccan cento Lingue.

Un huomo di paglia val' una donna doro▪

Vera prosperit, è non haver necessità.

Vento al visaggio rende l'huomo saggio.

Và doue vuoi, morì doue devi.

Un male & un frate rare volte soli.

Una spada, tien l'altra nel fodra.

Villano non è chi in villa està, mà villan, è chi vil∣lanie fa.

Chi vive a speranza, magra fà la danza.

Chi dona & toglie, gli viene la biscia al cure.

Qui promette, & non attende, in Inferno si di∣stende.

Cavallo rognoso non si cura d'essere strigliato.

Cio che si usa, non ha scusa.

Chi si marita fa bene, è chi no fà meglio.

Chi schernisce il zoppo dee esser dritto.

Chi non si fida, non viene ingannato.

Chi tò moglier, to pensier.

Cuor orte rompe cattiva sorte.

Chi non hà danari in borsa, habbi miel' in bocca.

Compagnia d'uno compagnia de nissuno, Compag∣nia di due compagnia di Dio, compagnia di tre compagnia di Re, compagnia di quatro compag∣nia di Diavolo.

Render agresto per prugnole.

Piu tosto i satolla il ventre, che l'occhio.

Senza danaro Georgio non canta.

Quando la gatta no ce, i sorgi trescano.

Quand ìl fromenro è nè campi, è di Dio, & de' Sancti.

Quando superbia galoppa, la povertà è in groppa.

Quanto più si ruga, tanto più spuzza il' stronzo.

Amor vuol quatro cosè, savio, solo, solecito, se∣creto.

Quel che manda il cielo, forza è che si togla.

Quando il cieco porta la bandiera, guaj a que gli chi vengono di dietro.

Parole di bocca, & pietra gittata chi le riaspetta ••rde giornata.

Più felice ch 'il can de becchaio, ò gallo del mug∣naio.

Più pesto che la strada Romea.

Più pro fà il pan sciutto a casa sua, che l'arosto fuori.

Più tosto mendicante che ignorante.

Più vale l'ingegno, che forza & legno.

Processo, taverna, & urinale, mandan l'huomo a Hospidale.

Parole di Angelotto, & fatti di Diavoletto.

Più tosto Moro che mandorlo.

Page  6Pecora mansueta d'ogni agnello è tettata.

Luy non hà ossi in bocca.

Lui è più doppio ch'una cipolla.

La fame la più gran machina per espugnar la su∣perbia.

La mosca che punge la Tartaruga si rompe il becco.

Ligami le mani, & piè, & mettimi fra miè.

Lui hà sangue sotto l'onghie.

Le buone parole ongono, le cattive pungono.

Molti san' tutto, & di se stessi nulla.

Mentre dorme l'auaro sueglia il ladro.

Meglio è ubbedire che sanctificare.

Mangia a tuo modo, ma vesti a quel d'altruy.

Molte cose è meglio crederle che probarle.

Meglio è un bicchier de vino che tutto il Tevere.

Molti parlan d'Orlando chi non viddero maj il suo brando.

Mal pensa, chi non contra pensa.

Muso di Porco, gambe di cervo, scniena di Asino, hà bisogno il viandante.

La Mula che ride, la moglie che soghigna, quella ti tira, & questa ti graffigna.

Mal cena, chi tuttò desina.

Consumo me stesso per seruir altri.

Ninguno nasce Maestro.

Non è sciolto, chi si strascina la catena dietro.

Non manchiam a noi medesimi, poi faccia il ci∣elo.

Non lo fare se non vuoj che si sappia.

Non si può insieme bere & fischiare.

Non è tempo da giocar a schacci quando la casa bruscia.

Non è saggio chi non sa essere pazzo.

Nurritura passa natura.

Chi paga inanzi il tratto troua il lavor' mal fatto.

Chi aspetta puol' hà cio che vuol.

Chi è savio di giorno non è pazzo di notte.

Chi' da Dio è visitato, da Dio è amato.

Chi hà tempo, non aspetti il tempo.

Chi hà paura d'ogni ortica, non pisci in herba.

Chi lascia andar la sua moglie ad ogni festa, & bere il suo cavallo ad ogni fontana, dal suo ca∣vallo haverà una rozza, & dalla sua moglie una puttana.

Con fiorino, latino, & buon ronci in ogni paese si trova camino.

Chi d'altri vuol aver compassione, non ponga se stesso in oblivione.

Chi si marita per amore, di notte hà piacer, di giorno dolore.

Cinque hore dorme il viandante, sette il studiante, otto il mercatante, & undeci ogni forrante.

Cavalier, senza entrata, è muro senza crocelda tutti scompisciato.

Chi si loda s'imbroda.

Ciascuno è figliolo delle sue opere.

Chi danari presta due cose perde.

Con l'Evangelio, si diventa Heretico.

Chi parla semina, chi tace raccoglie.

Cambiar il trotto per l'ambiatura.

Contra duo non la potrebbe Orlando.

Danari fanno Cavaglieri da vaccari.

Dar la farnia al diavolo, & la semola a Dio.

Page  7Di padre santelotto figlio diavolotto.

Due visi sotto una berretta.

Fammi Indouino & io ti faro ricco.

Grande è grassa mi faccia Dio, che bella & bianca mi farò io.

Iddio al fin ci giunge quando pensiamo essergli piu lontano.

Maj si fa cosa ben in fetta fuor che fuggir la peste.

Pensa & poi fà.

Si le donne fossero d'argento non varrebbono un quatrino perche non starebbono al martello.

Se la madre non fosse mai stata nel forno, non iui cercarebbe la figlia.

Sela donna fosse picciola com' è buona la mìnima foglia le farebbe una veste, & una corona.

E'tanto Auarone che scorticarebbe un pedocchio per venderne la pelle.

Il sesso Donnesco è dannoso.

Chi perde moglie, & un quatrino hà gran perdita del quatrino.

La puttana è come il carbone, ò bruscia, ò tigne.

Vorebbe mangiar la focaccia, & trovar la in tasca.

Studio bastòn di bombace.

Bene detto sia quel male chivien solo.

Il mal Francese si guarisce ch'una volta in poi.

Cazzo bandito non porta lanterna.

Insegnando s'impara.

Hanno ligato il budel insieme.

Chi hà la testa di cera non vadi al sole.

Amaro è quel donativo che ti rende della libertà privo.

Gatto inguantato non piglia sorci.

Ogni uno tira l'acqua al suo molino.

Donne, preti & polli non son mais atolli

Sassa che rotola non fà muffa.

Da matto attizato, da uno che legge un libro solo, da villan riffatto, da Recipe de Medici, da etcetera de notari guardici dio.

I'l tignoso non ama'l pettine.

L'huomo propone, ma Dio dispone.

Sopra Dio non èsignore, sopra sal non c'e sapore, sopra Negro non c'e colore.

Donna danno.

Al primo colpo non cade l'arbore.

L'Ambasciadore non porta pena.

Quel che vien de ruffa raffa,

Se ne va de buffa in baffa.

Batte il ferro mentre è caldo.

Al cane ch'invecchia la volpe gli piscia adosso.

E'stretto in cintola.

Favella senza barbozzale.

Chi pecora si fà, il lupo se lo mangia.

Cader della padella nella brace.

Col tempo & con la paglia si maturano le nes pole.

Parole femine fatti maschi.

Alegramente, il diayolo è motto si ben, mà il figli∣volo vive.

Il più duro passo, è quello della soglia.

Chi nasce pazzo non guarisce mai.

Il Lupo cangia il pelo, ma non il vezzo.

Non si puo pigliar pesci senza immolarsi.

Chi vi piano và sano.

Page  8Chi va piano, va lontano & vasano.

Quatrino ni risparmiato, due volete guadagnato.

Ogni ritto hà il suo rovescio.

Al buon vino non bisogna frasca.

Domandar l'ehe s'il hà buon vino.

Chi s'ajuta, Iddio l'ajuta.

Cui Dio vuol male, gli toglie il senno.

La spada di la sù, non cala in fretta.

Scherza co' fanri, & lasci à star i santi.

Non si puo bere, & zuffolare.

Tu metti il carro innanzi a j buoi.

Non vorrej esser solo in Paradiso.

Habbiamo mangiato il pan de putti.

Pietra, & parola tratta non può tornar indietro.

L'Indugio piglia vizio.

Bisogno fa buon fante.

Chi due Lepre caccia, una non piglia, & l'altra lascia.

Più tosto invidia, che compassione.

I panni rifanno le stanghe, ouero vesti una colonna la par una donna.

In fin che ci é fiatto, ci és peranza.

Doue il dente duole, la lingua vi corre.

Chi l' à per narura fin alla fossa dura.

L'Asino che hà fame mangia d'ogni strame.

Di qua a là, dio sa quel che sarà.

Chi se la fa, fagliela.

Hoggi in figura, & diman in sepoltura.

La ne dà a i cani, ne alle gatte.

E'ricco che non ha de debiti.

Hà paura delle mosche.

Lasciar fare il Mestiero a chi sa.

A ogni cosa è re medio fuor ch'alla morte.

Chi va prima al mulin macina.

A ogni grolla paion belli i suo grollatini.

Stuzzicar il vespaio.

Dinanzi il precipitio, & di dietro i lupi.

Chi non hà cuore, habbi gambe.

Le buone parole acconciano i mali fatti.

Da del tuo al Diavolo, & man da lo via.

Chi tutto vuole nulla hà, ò de rabbia muore.

E' ui si legano le vigne con salciccie.

L'avaro non fa niente bene, se non quando tira le calze.

Qualche volta sonacchia il buon Homero.

Tu vuoj insegnare a rampicar alle gatte.

Pietra mossa non fa muschio.

Poco & spesso empie il borsetto.

Essere tra l'incude, e'l martello.

Il mondo và a la riversa.

Sei pié de terra e guaglion tutti.

Chi parla troppo, falla spesso.

Che de l'altrui prende, la sua liberta vende.

Mi conoscerai, quando non m'hauraj.

Quel é tuo nemico ch' é di tuo officio.

E' più guaj che allegrezza.

Chi fà non falla.

Raccomandare uno di buon inchiostro.

Non hà buon tempo se non j matti.

Ben venga chi ben porta.

In tempo de carestia pan veccioso.

Felice chi impara a spese d'altri.

Page  9Domanda pur assaj che non manca poi a ca∣lare.

Quando egli arde in vicinanza, porta l'acqua a tua casa.

Bisogna che 'l bugiardo, habbia buona memo∣ria.

Chi di gallina nasce, convien che ruspi.

Veggo il meglio, & al peggior m'appiglio.

Piaga antivedata men duole.

L'etremo dell' allegrezza ocupa il pianto.

Non pianse maj uno che non ridesse un altro.

Havete dato in brocca.

A casa de poltroni è ogni dì festa.

Le ricchezze de Foccheri.

Tutti disegni non riescono.

Non metter la falce ne l'altrui biade.

Il dì loda la sera, & la vita il fine.

Mette ci ancor voi la vostra manno.

I' travagli tirano giù l'huomo.

Egli é a l'oglio santo.

Farse che vai, usa che troui.

Chi lascia la via vecchia per la nuova, spesse volte ingannato si ritroua.

A i ricchi non mancano parenti.

Chi troppo la capra munge, ne fá venir' il sangue.

Chi vive a minuto fà le spese a suoi, & a gli altri.

Di quella misura che misuraraj, misurato tu sa∣ràj.

La speranza é il pan de miseri.

Chi pratica col Lupo impara a urlare.

Non é ingannato se non che si fida.

L'occhio del patron ingrassa il cavallo.

Il buon pastore tosa, non iscortica le peccore.

Amico di buon di.

Doue parla l'oro, ogni lingua, é mutola.

Jo hò le voci, gli altri hanno le noci.

Dispicca l'impiccato, che t'impicchera poi.

Chi non può far comè vuole, faccia come può.

Tanto é misero l'huomo quant' ei si riputa.

Pigliar due columbi a una fava.

La morte fura i migliori & lascia star i reì.

Ad ogni uccello suo nido, é bello.

Ogni Tigre porta amor alla sua tana.

Il far il letto al cane, é gràn fatica.

E' ancor un poco dell' oglio nella Lume.

Nonsi può cavar rana dal pantano.

Uso converte natura.

Non há tetto nè letto.

Ogni simile appetisce il suo simile.

Nelle cose importanti bisogna andare col pie di piombo.

Il satollo non crede al digiuno.

Le cose rare care, l'abondanza genera fasti∣dio.

I signori hanno il cingolo rosso.

Cavar un chiodo, è piantar una cavicchia.

Godi l'amicò tò, col vezzo sò.

E'tanto Invidioso che cavarebbe un occhio a se Page  10 per cavarne due al compagno.

Guarda che tu non trovi quel che non vai cer∣cando.

Meglio è esser capo di lucerto la, che coda di Dragone.

Non ho quasi il fiato che sia mio.

Fà larghe corregge del cuoio d'altrui.

Miele in bocca, él rasoio alla cintola.

Sedendo & riposandosi l'anima diventa più savia.

E' meglio esser uccel' di bosco che di gabbià.

L'amicitia si deve sdrucire, non stracciare.

Vale più una oncia di sorte, che una libra di senno.

Duro con duro non fé mai buon muro.

Assaj presto fà, che si fà bene.

Che giova dar di cozzo al fato?

Chi è fàcile a credere si troua spesso ingannato.

A giouane soldato vecchio cavallo.

A cane scottato l'acqua fredda par calda.

A chi ti può torre cio che hai, dagli cio che ti chiede.

A chi compra bisogna haver cent' occhi, a chi ne vende basta uno.

A buona derrata pensavi sù.

A parole lorde orecchie sorde.

A cose troppo alte non si piglia mira.

A tutto si é riparo chi lo sá trovare.

A donare, & tenere, ingegno bisogna havere.

Acarezza vecchio matto, se vuoi ricco fati in un tratto.

Al canto l'uccello, al parlar il cervello.

Alla corte del Rè ogniuno laccia per sè.

Amico de stranuti.

Amor, la rogna, la rosse non si ponno nas∣condere.

Amico dognimo, amico de nissuno.

Andar dove ne Papa ne Imperatore può mandar Ambasciatore.

Artegiano che non mente non h mestier frà la gente.

Assaj comanda chi ubbedisce al saggio.

Aspetar' & non venir, esser' in letto & non dormir', ben servir & non gradir', son tre co∣se da morir'.

Ben tardi venuto per niente é tenuro.

Bella donna, & veste tagliuzzata sempre troua qualche uncino.

La lettera aspetti il messo, & non il messo la lettera.

Buon é sapere mestier per servirsene quando fa mestier.

Can vecchio non baia indarno.

Campane chiamano gli altri, mà maj andano a missa.

Cento carra di pensieri non pagano un' oncia di debiti.

Chi divide il miele con l'orso hà la menor parte.

Chi piscia contra il vento si bagna la camiscia.

Chi hà tutto in un luoco, l'hà tutto nel fuoco.

Chi suo secreto dice, servo si fà.

Chi nasce bella, nasce maritata.

Chi digiuna, & altro ben non fà, sparagna il pane, & al inferno vá.

Page  11Chi piglia Leone in assentia, teme la talpa in pre∣sentia.

Chi non si fida non vien ingannaro.

Chi vuol guardar la festa digiuni la vigilia.

Chi vive nella Corte muore s'ul pagliao.

Chi paga inanzi tratto, troua il lavo mal fatto.

Chi há spirito di Poesia merita ogni compagnia.

Chi non uol render fá mal a prender'.

Chi aspettar puol, hà cio che vuol.

Chi è savio di giorno, non è pazzo di notte.

Chi fà l'ingiuria, é il misero, & non che la ri∣ceve.

Chi fá li fatti suoi non imbratta le mani.

Chi ben dona ben vende, se non è villano chi prende.

Chi mal intende peggio responde.

Chi paga i suoi debiti fà capitale.

Chi mi vuol ben mi fà aorro sire, chi mal inbian∣chire.

Chi offende non perdo na mai.

Con ogni uno fà un patto, con te dostesso fane quatro.

Chi vuol Quaresma corta, faccia debiti da pagar a pasqua.

Chi há Arte per tutto há parte.

Che vende a credenza, spazza robba assaj, perde gli amici, danari non há maj.

Chi non hà matti, proveri puttanne, frà parenti, è nato di lampo di tuono.

Chi dorme grossa mattinata, và mendicando la giornata.

Che ne può la gatta, se la massara è matta.

Ciascuno è figliuolo delle sue opere.

Compagno allegro per camino, serve per roncino.

Cosi tosto muore il capretto come la capra.

Da gli amici mi guardi Iddio, da gli nemici mi guardaro io.

Da recipe de medici, etcaetera de Notari guardi∣mi Iddio.

Dal detto al fatto ci è un gran tratto.

D'acqua torbida non si fà buon specchio.

Delle ingiurie il remedio, è liu scordarsi.

Donna specchiante poco filante.

Donna chi prende presto si rende.

Donna baciata mezzo guadagnata.

Donna brutta è mal di stomacho, donna bella mal di testa.

Dono molto aspetato, è venduto non donato.

Dove non entra il capo mettervi la coda.

E' come un ancora sempre nell' acqua & non na∣ta maj.

E' meglio ricusare & fare, che prometter & non fare.

E' meglio pagar' & poco havere, chi moltohavere, & sempre dovere.

E' ricco che non ha debiti.

Mangia foglia, & caca seta.

Fà bene a te & Tuoj, & poi a gli altri se tu puoi.

Far come fa la scimia che leva le castagne del fuoco con la zampa del gato.

Dove non sono gatti, j toppi ballano.

Andar alla gatta pél lardo.

Page  12Fedele, forte, brutta sia la massaia.

Fortezza che vien a parlamento, vien a rendirsi.

Folle è la pecora che al lupo si confessa.

Hà buon giuditio che del proprio non si fida.

Hà dato del cul in terra.

Hoggi non si dà a reta, diman si.

Huomo solitario ò bestia ò Angelo.

I salici sono deboli, & pur ligano altre legna.

Il vin nel fiasco non cava la sete del capo.

Il barbier non si contenta del peco.

Il Diavolo a porta chiu a volta le spalle.

Il prometter' è la vigilia del dare.

Il gioco è paragon del huomo.

Il veder' è facile, mà il preveder è difficile.

Il tignoso non ama il pettine.

Il buon pagatore, del altrui borsa è signore.

Il troppo guasta, il poco non basta.

In bocca del discreto il publico è secreto.

Inanzi il maritare, habbi l'abitare.

La carra no arroscisse.

La diligenza è la madre de la buona sorte.

La guerra fa i ladri, & la pace gli impicca.

La maravigilia è figlia la del l' ignoranza.

La robba non è di chi la fà, mà di chi la gode.

La stoppa lontan dal fuoco, & la gioventù dal gioco.

L'arco rompe sè sta troppo teso.

Le feste sono belle a casa d'altri.

L'insegna del hosteria altri alloggia, è stà essa alla pioggia.

L'innocenza porta la protettione seco.

Mercanzia non vuol ne amici ne parenti.

Misura tre volre, & taglia una.

Ne tuto che sai, ò puoi, ò hai, non voler dire mai.

Ne occhi in lettera, ne mano in tasca, ne orecchi in secreti d'altrui.

Ne la moglie, ne il vino, ne il cavallo non si vuol lodare.

Nel assentia del signore si conosce il servitore.

Non far ma medico tuo herede.

Non bisogna imbarcarsi senza biscotto.

Non gettar il tuo tanto per le mani, che tu lo va∣di poi cercando co' piedi.

Non resta mai carne in beccaria per trista ch'ella sia.

Vuo far vendetta del tuo nemico? governati bene.

Vender l'uccello in su la frosca.

Soccorso non venne mai tardi.

Volendo far quel che non puoi, s'interviene quel che non vuoi.

Buona insalata è principio d'una cattiva cena.

Una man frica l'altra & amendue la testa.

Picciol' donporta spesso gran guiderdon.

L'haver oro è un timore, il non haver un dolore.

E' ben venuto chi vien gobbo.

Vedendo uno conosci mezzo, udendolo parlar il conosci tutto.

Val più una berretta che cento coffie.

Che giova dar di cozzi al Fato?

Page  13Villano non è chi in villa stà, mà villano è chi vil∣lanie fà.

Virtù della bocca sana cio che tocca.

Secondo i beni sia la dispensa, il savio lo crede, Il pazzo non ci pensa.

Se il giovane sapesse, & il vecchio potesse, non è cosa che non ci facesse.

Se cascasse indietro romperebbe il naso.

Savie all' impensata, alla pensara pazze son le donne.

Saviamente governa chi fugge la taberna.

Solo Idio è senza peccato.

Render ben per male è carità, mal per bene cru∣deltà, mal per male vendetta, ben per bene gi∣ustitia.

Riserua il colpo maestro.

Amor de purana, & vin de fiasco la mattina bu∣ona, la sera guasto.

Quel che schernisces il zoppo devi andar dritto.

Quel che hà un piè in bordello, hà l'altro nello spedale.

Quanto più s'aspetta, piu nuoce la vendetta.

Quando la guerra Comincia, s'apre l'inferno.

Poca robba, poco pensiero.

Più vede un occhio del patron, che quatro de servitori.

Più tira un pelo di codonna che cento carra de buoi.

Perdona a tutti, mà niente à tè.

Per andar salvo per lo mundo bisogna haver' oc∣chio di falcone, orecchie di Asino, viso di Sci∣mia, parole de Mercanti, spalle di Camelo, boc∣ca di Porco, gambe de Cervo.

Bàlzan di quatro, cavallo da mato, balzan de trè, cavallo da Rè, Balzan da uno no le darò a nissuno.

Con ogni uno patto, con amico fare quatro.

Sà fat peso d'ogni lana.

Pigliar due colombi a una fava.

Chi cerca briga, la trouarà a suá posta.

Chi vive a speranza muor' cacando.

So quanti pani fanno una coppia.

Quelche hà da essere, convien che sia.

Che sarà, sa rà.

Egli è mala cosa l'esser cattivo, mà glié peggiore l'essere conosciuto.

Gli migliori porri sono quelli che si traspiantano.

Non hò paura de brutti volti, che son nato in Car∣nevale.

Non son uso a portar in groppa.

Non val levar a buon hora, bisogna buona for∣tuna.

Onor di bocca assai giov, & poco costa.

Ogni femina è casta, se non hà chi la caccia.

Odi, vede, tace, se vuoi viver' in pace.

Pasqua tanto desiata, in un giorno è passata.

Patienza, Tempo, & danari accommodano il tutto.

Seminar aghi, per coglier ferro.

Page  14

Proverbi Temporali tocante la Stagione.

E' Come il sole di Marzo, che muove, & non risolue.

Sotto acqua fame, sotto neve pane.

Aprilone, Aprilone, tu non mi farai metter giù il pellicione.

A san Tomè tanto è cresciuto il di, quanto il gallo alza il piè.

Sera rossa, & negro mattino allegra il pelegrino.

A san Michelo il calot và nel cièlo.

A san Martin si veste il giouane & il vecchio.

A san Martino becci il buon vino, & lascia andar l'acqua ol molino.

Quando là state il gallo beue che subito pioua creder' si deve.

La neve per otto dì madre de la terra da indi in poi matrigna.

Come Marzo s'auvicina tutti gli humor isi risen∣tano.

Poca uva assai vin, poco pan manco pan.

Oliva, castagna, & ghianda d' Agosto ne di∣manda.

Gennaio fà il peccato, & Maggio n'e incolpato.

Anno di neve, anno di beue.

Tre acque d'Agosto con buona stagione vaglion' gli buoi, & il carro del Re Salomone.

Proverbii Fisici tocante la Sanità.

FOrmaggio non guasta sapore.

Giaci la notte, senti la mattina, stá dritto di mezzo di, la sera camina.

I vecchi chi scherzano con le giouani, accarezza∣no la morte.

Il pesce guasta l'lacqua, la carne la concia.

Lauda moglie & tienti donzello.

Lo badagliar non vuol mentir, ò che egli hà sanno che vorra dormir ò ch'egli hà qualche cosa che non dir.

Quando una donna si stende becco fututo chi non intende.

Maj fù fiume grande che non v'entrasse acqua torbida.

Meglio è dar la lana che la pecora.

Meglio è dar un soldo, che prestarne vinti.

Meglio è pericolar un tratto che estar sempre in timore.

Nella gotta il medico non vede gotta.

Pan mentre dura, mà vino a misura.

Pan d'un dì, vouvo d'un hora, vin d'un anno, pesce di dieu, donna di quindeci, amico di cent'ci anni.

Sanità senza danari, è mezza malaria.

Piscia chiaro, & fá le fiche al medico.

Page  15Il bel vestir sono negro, nuovo, netto.

Quando il vecchio non vuol bevere, nell' altro mondo và lo vedere.

Porco d'un mese, & oce di trè, è un varo mangiar da Rè.

Pome, pere, & noce guastano la voce.

Pesce, oglio, & amico vecchio.

Pesce al sole, & carne a l'ombra.

Poco cibo & nissun a fanno.

Sta sanita del corpo fanno, frà il letto e'l let∣tuccio.

Febbre quartana amazza j vecchi & j giovani risana.

Vi sono pià vecchi ubbriachi, che medici vec∣chi.

Un buon pasto, un cattivo, & un mezzano, man∣tien' l'huomo sano.

Vendi la tonica per comrar la Betonica.

Vitello, polastro, & pesce crudo ingrassano j Ci∣mitieri.

Vino dentro, sernno fuori.

Vino al mezzo, oglio di sopra, & miele di sotto.

Chi vuol' tar fan', pisci come il can.

Vecchia gallina ingrassa la cucina.

Un vuovo è nulla, due una frulla, tre un che, quatro un atto, cinque un tratto, & sei sono la morte.

Un gallo basta a dieci galline, ma non dieci huo∣mini ad una donna.

Gallina vecchia fà buon brodo.

Una volta l anno cavati sangue, una volta il mese entra nel bagno, una volta la semana lavati la testa, una volta il giorno bascia la tua donna.

Giugnio, Iuglio, Agosto, donna non ti conosco.

Cacio cieco, pan con occhi, vino che salti alli occhi.

Sano come pesee, ò campana.

Piscia chiaro, & incacane al medico.

A tavola non bisogna haver vergogna.

A buon hora in pescaria, & tardi in beccaria.

Asciuto il piede, càlda la testa, & del resto vive da bestia▪

Barbier giovane, medico vecchio.

Aria di finestra, colpo di balestra.

Chi và a letto senza cena, tutta notte si dimena.

Di giorno quanto vuoi, di notte quanto puoi.

Di buona terra tò la vigna, di buona razza tò la figlia.

E' meglio pascer' febbre che debolezza.

Ei fà beneficio a quei che sono da cà del Diavolo, & de i suoi non fa conto niuno▪

Tu mi leggi per cose nuove, le mie composi∣tioni.

Tu sei l'ottavo sapiente, il terzo Catone.

Tu vai cercando miglior pan che di fromento.

Egli há pisciato in più d'una neve.

E' più lungo che un Dante.

Diventa di papa vescovo.

Tu vuoj votar il mare con un cucchiaro.

Donna che si liscia, vuol fat altro che la piscia.

E' come la castagna bella di fuori, & dentro la magagna.

Page  16Tu comniciai a scorticare dalla coda.

Puzza da ruffiano.

Tu sei doppio come le cipolle.

Voi mi date pan per focaccia.

Puoi pisciar in letto, & dir che sei sudato.

Ha màngiato del culo della gallina.

Il lupo d'esser frate há voglia ardentee mentre è infermo, mà sano si pene.

Il gallo è l'orivolo della villa.

Il primo anno che l'huomo S'ammoglia, ò s'am∣mala ò s'indebita.

Di fuori Argo, in casa talpa.

Muro bianco carta de matti.

Mette pur sù legna, chi in ogno modo la cenere val danari.

Tu sei più matto che un granchio che porta il cer∣vello nella tasca.

Dove sono donne & ocche non vi son parole poche.

Rimaner con vno palmo di naso.

Le cortesane piangon con un occhio, le màritate con due, & le monache con quatro.

Due Guglielmi, & un Piero fan un pazz' intero.

Buon di Dante, di donde vieni, quanto erto el fango? Risp. Di Roma, final cul, buon di, buon anno.

Tu sei fuor del solco, fuor della carriera.

Come il can dell' ortolano che non mangia de ca∣voli, & non ne lasciar mangiar altri.

Il papari menan l'oche a bere.

Il giorno di san Nimbo, giouedi de tre fusi.

Scapucciare al primo passo.

Gli ho messo una pulce nell' orecchio.

Egli pagarà a tre doppi.

Non ti stimo un bagattino.

Non ha sale in zucca.

Tu non sai nè bu nè bas.

Tu sè fuor de gangheri.

Scorticarebbe un pedocchio per venderne la pelle.

Tu misuri gli altri co'l tuo passetto.

Maj dici il vero se non quando non se n'ac∣corge.

Há piantato un porro per unà cipolla.

Questo è il punto disse Lippotoppo.

Tu hai intra preso a menar l'orso a Modena.

Cercar funghi in Arno.

Gigante de Tivoli che burtaua j ceci con le per∣tiche.

Arco Soriano che tira a gli amici & a nemici.

Ei gli par d'esser il Poeta di Modena.

Non andrei a Scotia s'io v'havessi lasciato un occhio.

Nato nella Falterona & frágli Alpi.

Come quel Perugino, che subito cha gli fù rotto il capo corse a casa per la celata.

Pan Padouan, vin Vicintin, tripe Trevisane, puttane Venetiane.

Se Firenze havesse un porto, de Pisa farebbe un horto, & de Livorno un Escritoio, & de Luca un cacatoio.

Napoli un paradiso habitato da Diavoli.

Page  17Chivà a Roma & porta buon borsetto, diuenta Ab∣bate, ò vescovo di botto.

Chi lingua há, a Roma vá.

In Roma chi segue le fortune le fuggono, chi non l'aspetta le vengono.

Con le labbra parlouana i Greci, & con il petto gli Romani.

Corte Romana non vuol pecora senza lana.

I Tedeschi hanno l'ingegno nelle mani.

Venetia, Venetia, chi non te vede non ti preggia.
Chi t'ha troppo veduto te despreggia.

Vorrei esser' in Guimea dove rompono le bracchia a chi parla di lavorare.

Le Monache di Genoa tornano dal bagno, & poi dimandano licentia dalla Badessa.

Roma la santa, Milan la grande.

Le Nationi smaltiscono diversamente il lor do∣lore; Il Tidesco lo beve; Il Francese lo canta; Lo Spagnuolo piagne; L'Italiano il dorme.

Napolitano largo di bocca, stretto di mano.

Provar' can in Puglia.

Tutti vogano alla galiotta.

Guelfo son io, & Ghibellin m'i appello.

Panno Sanese che si rompe prima che si metta a∣dosso.

Come i quadri di Fiandra, belli da lunghi, brutti d'appresso.

Siena di sei cose piena, Torti, Campane, Puttane, Becchi, Scolari, Roffiane.

Napoli la gentile, Venetia la signorile.

Bologna la grassa, Padova la passa.

Venetia la ricca, Genoa la superba.

Lingua Toscana in bocca Romana.

Gli Genouosi ingravidano lor moglie cento miglia lontano.

In Genoa vi sono Montagne senza legno, mar senza pesce, Donne senza vergogno, & huomini sen∣za conscienza.

In Italia ui sono troppo teste, troppo feste, troppo tempeste.

Guai a quel paese, dove ci è un Calabrese, se vi stà un anno porta rouina, & danno.

I Don di Spagna, Conti d' Alemagna, i Monsi∣eurs di Francia, i vescovi d'Italia, i Cavaglieri di Napoli, i lordi d'Scotia, i minori fratelli d' Inghilterra, i nobili di Ungheria, fanno una po∣vera compagnia.

Un Milanese, & un Mantouano se ne vergogna rebbe.

Andar senza barca in Cornovaglia.

Gli Italiani saggii inanzi il fatto, Tedeschi nel fatto, gli Fracesi doppo il fatto.

Facciamo alla Lombarda che dove si cena si dor∣me.

Di tre cose il Florentino fá una frulla, d'adio, mi raccomando, vuoi tu nulla?

Chi va a Bologna catta febbte, ò rogna.

Fatta a Ferrara, è temperata a Piombino.

Donna Graeca, vin Graeco, vento Graeco.

L' Insulano giamai habbi per compagno.

Page  18Amessina si trovano assaj pulci, polvore, puttane.

I Guidaei in pasqua, j Mori in nozze, j Christi∣ani in piatire consumano il loro bein.

Inglize Italionato, è un diavolo incarnaro.

Roma gi capo, hor coda del mundo.

Amo tanto lo Spagnnolo che me contentarei ve∣derlo impiccato con gli budelli del Francese.

Dove stanno Tedeschi, non vogliono star Ita∣liani.

E' grassa come una Puglia.

Milan può far', Milan può dire, mà non può far' d'acqua vino.

Più pazzi che quei da Zago chi davan' del letame al Campanile perche crescesse.

Page  19Pazzo, come quel Perugiano, che sabito che gli fù rotto il capo, corse a casa per la celata.

Amici di Tanan chi mostrano j sassi a chi lor do∣manda pan.

E' come donna da Castel Cerino, bella da lungo, & brutta da vicino.

E' più stretto in cintura che qual si voglia Spag∣niolo.

Il Bergamasco hà il parlar grosso, & l'ingegnosottile

Non hà Veneta tanti gandolieri, quanti Vicenza Conti, & Cavalieri.

Facciamo come que di, Prato; i lasciamo piovere.

Il Francese non dice come pensa, non legge come scrive, non canta come nota.

E' torto come la via de Bergamo.

Il non sarebbe Pò, se Adda & Tesin non vi met∣tessero cò.

Gli pioppi de largiman, Ambra.

Chi ha da far con Tosco, non bisogna esset' losco.

Spositioni, & glose d'alcuni Proverbi particolari.

Il cacio fà romper le scarpette, & ingrossare la Lingua.

QUesto si dice a fanciulli, acchioche non man∣gino troppo di formaggio.

Vino da un orecchio.

Vuol dire, que quando bevete un buon vino, voi dite Buono, chinando un oreccchio; Quando non ui garba, gli rimenate tuttì due.

Eravi un mulinaccio.

Questo Proverbio è accommodato a chi dice qualche buggia, & non la può soltentare; Uno contava d'aversi rotto in mare, & a nuoto esser scampato in uno luogo deserto dove non era nulla da mangiare, Dimandato come facesti tu? disse, que 'havea mangiato un Tedesco, & cot∣tolo su i carboni, & dimandato, donde havesti il fuoco? disse, che sempre portava seco il fo∣cile, & ogni pietra è focaia, & pur dimandato al fin onde havesti le legne, soggiunse subitó, Quivi era un mulianio guasto; è cacàsangue li venga.

Da Verona a Vicenza miglia trenta, da Vicenza a Verona trenta dua; questo s'intende delle disese, & ascese.

La mosca chi punge la tartaruga rompe al fin il beco.

Questo vuol' dire che chi contrasta co'l più po∣tente, è peggiorato al fine.

Page  20Ella aspetta tor' marito.

Si dice d'una ch' a lunghe l'ugna.

Egli ha atlivi vicini.

Questo si'ntende d'uno che loda se stesso.

Egli non hà freddo a i piedi.

Si dice di coloro che dal bisogno non sono astretti a vender le lor merci manco di quel che va∣gliono, & possono sostentarle fin che venghi, che si levi per giusto Prezzo, & è tratro, da co∣loro che alcuna volta per aver freddo a i piedi le danno via per quel che possono per andar' a scaldarsi.

Non si fà mantello per un acqua sola.

Questo vuol dire, che non si fà un amico per ser∣virsene una sol volta.

Egli par d'esser il Caca di Reggio.

Una si fatta storia si racconta di questo Caca, I Gibellini di Reggio erano molto possenti, & tra gli altri vi havea uno Chiamato il Caca da Reg∣gio, & ancora per ischerne del nome di luy si fà mentione in motti; Quel Caca era grande come Gigante, & di maravigliosa forzà, & con una mazza di ferro in mano nullo s'ardia appressare che no l'abbatesse ò morro ò guasto

Nissun divento mai povero per far elemosyna.

Perche chi dona a poveri impresta a dio.

Primo Porco, ultimo Cane.

Perche de Porci i primi che nascono sono i mi∣gliori, & de' Cani gli ultimi.

Le siepi non hanno occhi, mà orecchie.

Auvisa che si guardi come si parla, quando s'e in luogo dove altri non veduto possa udire.

Dio mi guardi da Mula che faccia hin, da Borea, & da Garbin, da donna che sappia Latin.

Da donna chi pretende saper' troppo.

Dio mi guardi da chi non hà denti.

Cio è de un nemico soave & lusinghiere.

Chi contra al cielo gitta pietra in capo gli ritorna.

Ciò è, chi resiste la volunta d'Iddio, le cose luy succedono di mal in peggio.

Page  21Voi volete che io vada star a Mantova.

Viz. Voi volete chio' fallisca, perche a Manto∣va varino la maggiore parte de Mercatanti che falliscono.

Egli si sta frà il leto e'l lettuccio.

i. Non troppo bene, tratto da i convalescenti che per la de bo lezza ora s'ul letto, ora s'ul lettuccio si gettano.

Chi per altrui promette entra per lò largo, & esce per lostretto.

Questo è tratto dal corno chi hà due buchi uno stretto l'altro largo.

E' va più d'un Asino biancho al mulino.

Questo s'usa quando alcuno pensa che qualche cosa sia sua, per esser' simile alla sua.

Al Leone stà bene la quartana.

Vuol dire, all' huomo feroce & superbo sono uti∣li le infermità.

Tu m'hai rotto, ò schiacciato il vouo in boca.

Diciamo, quando essendo noi per dire qualche cosa, un'altro lo dice prima di noi.

Hò più da fare che i forni di Natale in Londra.

Vuol dire chio sono occupatissimo.

D'agnello, di Porco, di Scimia, di Leone tiene il vino la complessione.

Ciò è che in vino veritas, quando uno è ubbriaco, si scopre la sua dispositione.

Pochi principi si salvono.

La ragione è perche ve ne siano pochi, come fu predicato inanzi il Duca di Savoya.