Nel saggio Über die Erhaltung und die Behandlung der herkulanensischen Rollen (Sulla preservazione ed il trattamento dei rotoli ercolanesi) Wilhelm Crönert,

    Dopo aver distinto le quattro grandi categorie nelle quali si dividono i papiri (svolti e fissati in cornici, svolti e ammassati alla rinfusa, scorze, non svolti), ... passa ad elencare i più urgenti desiderata del papirologo ercolanese. Non ci stupiremo nel constatare che essi sono tuttora ben lungi dall'esser soddisfatti. La compilazione di un catalogo descrittivo, la classificazione delle scritture ercolanesi su severa base paleografica, la descrizione bibliologica dei singoli manufatti, la sperimentazione di nuove tecniche di svolgimento dopo aver constatato l'assoluta stasi in questo campo, la ripresa degli scavi ad Ercolano con la prospettiva non assurda di altri ritrovamenti: anche oggi, dopo settantatré anni, sono questi gli obbiettivi primari ai quali dovrà rivolgersi il rinnovato interesse per il tesoro librario ercolanese.

    Così scriveva, nell'ottobre 1973, Enrico Livrea, autore dell'Introduzione agli Studi Ercolanesi del Crönert, che aveva tradotto in italiano, quale volume terzo della Collana di Filologia Classica diretta da M. Gigante per la napoletana Casa Editrice Morano.[1]

    Le parole di Livrea, che riprendono le indicazioni crönertiane, furono insieme un promemoria e un'esortazione per i responsabili dell'allora giovane Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi, fondato da Marcello Gigante nel 1969: molti dei punti elencati nell'Introduzione erano già nel programma del Centro e l'attuazione si era avviata nella direzione e con i mezzi giusti.

    Un bilancio dei metodi e dei risultati dello svolgimento è stato in più riprese tracciato da M. Capasso e non è il caso di riprendere qui la questione.[2] Basti dire che l'ultimo procedimento ideato e applicato dalla benemerita équipe norvegese guidata dal Kleve ha ormai dato i frutti che poteva sul materiale oggi presente in Officina, che è il più difficile e refrattario all'apertura.

    All'esperienza di Kleve e Fosse si deve anche il restauro e la nuova sistemazione delle scorze, compiuta nel 2000 e che era ormai improrogabile per la conservazione e la consultazione di questi pezzi "unici," preziosi testimoni di volumina o di parti di volumina scomparsi.[3]

    Su nuovi volumina, frutto di futuri ritrovamenti che tanti di noi auspicano, il metodo Kleve-Fosse potrebbe rivelarsi ancora utile; tuttavia, per i papiri ercolanesi non aperti, si deve oggi guardare anche a metodologie nuove che il progresso tecnico lascia intuire.

    Nel maggio 2003 un papiro carbonizzato, scelto tra 50 pezzi (riconducibili forse a sei rotoli), di argomento documentario, rinvenuti a Ercolano, quasi tutti nella Casa del Sacello di legno,[4] custoditi nel Museo Nazionale di Napoli, è stato trattato con gas parylene presso l'azienda Cookson Electronic (Clear Lake, Wisconsin) per tentare di aprirlo. A questo fine l'esperimento si è rivelato inadeguato, in quanto dopo il trattamento il rotolo è risultato più compatto. Ma esso ha donato al volumen maggiore elasticità, minore fragilità e completa resistenza all'acqua. Tale procedimento potrebbe proteggere i volumina ercolanesi dall'umidità, dall'attacco degli agenti atmosferici e da danni meccanici.[5]

    Da alcuni anni, da fonti diverse, proviene il suggerimento di tentare una via alternativa per arrivare a leggere il testo presente nei papiri non svolti senza affrontare le difficoltà e i rischi dell'apertura, considerato anche il fatto che, come ho detto, i pezzi ancora chiusi sono i più difficili da trattare.

    Una possibilità che sembra concreta è stata prospettata da un gruppo di ricerca dell'Università del Kentucky: si tratta di una tecnica di scansione non invasiva che consente di leggere i testi senza bisogno di svolgerli, o piuttosto, producendo uno "svolgimento virtuale." Un rappresentante di questo gruppo, Brent Seales, professore di ingegneria elettrica, ha visitato la Officina nel mese di giugno 2005 e ha esposto i principi su cui si fonda il procedimento in un breve intervento sulla Newsletter of the Herculaneum Society.[6] Seales rileva giustamente che la messa a punto di tale metodo sarebbe un argomento ulteriore a favore della ripresa dello scavo della Villa: per i futuri ritrovamenti papiracei sarebbe immediatamente disponibile un sistema che ne rivelerebbe il contenuto in modo efficace e sicuro.

    Il problema della sistemazione dei volumina e di un riassetto del patrimonio librario conservato nella Officina dei Papiri Ercolanesi era stato affrontato con energia e determinazione da Domenico Bassi nei vent'anni (1906–1926) durante i quali fu Direttore della Sezione. Come è stato illustrato da Capasso, già dal primo anno della sua Direzione, Bassi impiantò le basi per una sistemazione più adeguata dei papiri.[7] I volumina, con le sole eccezioni del IV libro De musica e del II libro De rhetorica, vennero trasferiti in cornici nuove da conservare in tiretti mobili all'interno di armadi di tipo speciale, non più appesi al muro come quadri; in armadi chiusi su palchetti mobili rivestiti con ovatta furono sistemati anche la maggior parte dei cartoncini su cui erano appoggiati i papiri svolti, privi di scrittura o con poche tracce di lettere, prima ammassati alla rinfusa, come lamentava il Crönert.[8] Ogni cartoncino veniva separato dal successivo mediante un foglio di carta velina. La sistemazione in cornice di tutti i papiri svolti, compresi questi ultimi, venne compiuta successivamente, in più riprese, da V. De Falco, R. Cantarella, C. Gallavotti, F. Sbordone.

    A. Travaglione, a cui si deve un preciso e documentato resoconto delle operazioni di sistemazione dei volumina, ha concluso recentemente l'opera, collocando nelle cornici gli ultimi otto pezzi privi di supporto.[9] Bassi provvide inoltre a una sistemazione adeguata dei disegni Napoletani in copertine con le indicazioni su cui vennero registrati tutti i dati;[10] sistemazione che è la stessa in cui sono conservati oggi; e ai dati raccolti dal Bassi, nella inconfondibile calligrafia che i frequentatori della Officina ben conoscono, si ricorre ancora quando si vuole verificare dati relativi alla storia di un rotolo.

    A partire dagli anni Sessanta del '900, gli armadi lignei furono sostituiti con gli armadi metallici che sono oggi nella Officina, che accolgono ormai la totalità dei volumina aperti. Il trasferimento negli armadi metallici si è concluso nel 1990.[11]

    Nel corso degli anni Sessanta fu anche progettato un apposito mobile ligneo per conservare e rendere consultabile il P.Herc. 1672, il cosiddetto "papiro lungo," l'unico testo svolto conservato intero in tutta la sua lunghezza (m. 3.40 ca.).

    Alla meritoria opera di sistemazione di tutti i testi svolti in cornice bisognerebbe affiancare una ricognizione dei contenuti. Infatti, per errore, sui cartoncini di supporto possono essere stati appoggiati o pezzi estranei a quella cornice o, pur nell'ambito dello stesso volumen, i pezzi possono essere stati incollati in un ordine che non è quello corretto. Questa esigenza è stata rilevata da E. Dürr in un utile contributo apparso nel 1988. La studiosa ha notato che, nel corso della sistemazione operata sotto la guida del Bassi, in diversi casi, pezzi di papiro sono stati registrati sotto numeri che non sono quelli giusti.[12] Ma la confusione dei pezzi è rilevabile anche al di fuori dei volumina messi in cornice durante la direzione del Bassi.[13] Un controllo generale è quindi auspicabile, al di là del settore messo in evidenza dallo studio della Dürr.

    Inoltre, come si è detto, nel caso dei testi più rappresentativi, originariamente i pezzi incorniciati erano attaccati al muro a guisa di quadri con una funzione anche decorativa, ed è capitato che le varie componenti di una cornice venissero sistemate perché l'insieme figurasse dal punto di vista estetico, trascurando il criterio di giusta successione testuale dei pezzi.[14] Il compito di ricostruire in modo corretto la successione delle colonne spetta, come è ovvio, all'editore o comunque allo studioso che si dedica a tale testo, che si fonda sulla misura dell'ampiezza delle sezioni, che si sono determinate a causa dello schiacciamento del rotolo e decrescono man mano che ci si avvicina alla fine di esso, e sulla coerenza del contenuto.

    Invece il controllo di "pezzi estranei" nelle cornici, cioè di parti appartenenti ad altri rotoli, può essere compiuto anche se non ci si è dedicati espressamente allo studio di quel testo. Individuare un frammento che non appartiene al papiro conservato in quella cornice sul fondamento della scrittura e anche dell'analisi del rotolo (colore, forma e dimensione dei frammenti, caratteristiche delle parti conservate) può risultare anche abbastanza facile. Molto più difficile invece è, una volta individuato il "pezzo estraneo," capire da quale rotolo esso provenga. Utile potrebbe essere a tal fine disporre di un data-base di tutte le mani ercolanesi e di un programma che consenta, partendo solo da poche lettere o frammenti di esse, di individuare a quale mano appartengono. Tale progetto – Catalogazione degli scribi ercolanesi – è stato avviato qualche tempo fa dal Centro di Eccellenza per la restituzione computerizzata di manoscritti e di monumenti della pittura antica. È stato raccolto il materiale relativo a circa trenta rotoli vergati da trenta mani diverse.[15] Per il compimento è necessario un ulteriore finanziamento che ci auguriamo possa essere stanziato quanto prima.

    Quanto ai disegni, come è noto, le foto dei primi sette volumi della Serie oxoniense sono state di recente messe on line. Sarebbe auspicabile che lo fossero anche gli ultimi tre volumi con le edizioni manoscritte di John Hayter (voll. 8 e 9) e i documenti relativi al suo viaggio in Italia e al soggiorno a Portici e a Palermo (1800–1809, vol. 10).

    Per i disegni Napoletani sono state realizzate foto digitali dai benemeriti operatori dell'ISPART (Brigham Young University).

    Utile per gli studiosi dei papiri ercolanesi è anche la documentazione conservata nell'Archivio storico della Officina dei papiri Ercolanesi "Marcello Gigante" che parte dal 1756. Per l'arco cronologico che va dal 1756 al 1910 si dispone di un catalogo cartaceo che è in corso di trasformazione in catalogo elettronico. Un catalogo elettronico dei documenti dal 1911 al 1950 è in fase di realizzazione e si pensa di metterlo on line.[16] Sarebbe auspicabile anche, come sostiene A. Travaglione che cura tale progetto, che si eseguisse una ricognizione presso l'Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e presso le altre sedi di custodia della documentazione antica relativa alla storia di Napoli e delle Due Sicilie – l'Archivio di Stato di Napoli e Palermo e la Società Napoletana di Storia Patria – per rintracciare documenti e corrispondenza relativi alla vicenda dei papiri ercolanesi.

    Per quanto riguarda la catalogazione dei papiri, il primo passo realmente decisivo fu il Catalogo dei Papiri ercolanesi, compiuto nel 1979 sotto la direzione di M. Gigante da M. Capasso, A. Angeli, M. Colaizzo, N. Falcone. Per la prima volta di ogni volumen sono registrati i dati necessari ad orientarne lo studio, compresa la bibliografia. Precedentemente si erano avuti dei tentativi parziali e limitati. Dopo ventisei anni, nel 2005, è stato realizzato un nuovo Catalogo multimediale, Χάρτης, a cura di G. Del Mastro, che comprende i dati presenti nel Catalogo del 1979 e nei Supplementi[17] con i necessari aggiornamenti. Elementi nuovi rispetto al Catalogo del '79 sono le misure dei rotoli non svolti – che trovano un punto di riscontro e una verifica nel più antico Inventario dei papiri da poco rintracciato nell'Archivio della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta e risalente agli anni Ottanta del XVIII secolo –[18] e la possibilità di compiere ulteriori ricerche: per esempio, si possono isolare tutti i volumina, svolti o non svolti, che hanno le stesse dimensioni; come ha sottolineato M. Capasso,[19] si possono svolgere indagini per autore, per titolo di opera, per svolgitore, per disegnatore. Inoltre, le schede dei papiri svolti sono corredate da una foto multispettrale e così disponiamo per la prima volta di un quadro completo delle mani ercolanesi.

    Sarebbe auspicabile che Χάρτης fosse messo on line e che se ne potessero compiere in tempi brevi gli opportuni aggiornamenti. Sarebbe anche utile realizzarne una versione cartacea.

    Un altro auspicio in questo settore è che anche il Database di Χάρτης sia allestito in versione elettronica e messo on line, in modo che per gli studiosi sia disponibile non solo l'indicazione bibliografica, ma anche il contenuto dei saggi che lo interessano.

    Al fine di creare un Thesaurus dei testi ercolanesi che attualmente manca quasi del tutto si dovrebbero digitalizzare tutte le opere della Biblioteca e metterle on line, con la possibilità che gli studiosi intervengano sul testo con nuove letture e proposte, in modo da semplificare e rendere più veloce il dibattito anche a distanza. È un progetto che si spera di realizzare a Napoli, a cura del nostro Centro, e a tal fine ci si appresta a chiedere il sostegno di un finanziamento con fondi europei.

    Sul piano paleografico sarebbe necessario che il fondamentale volume di G. Cavallo, Libri scritture scribi a Ercolano fosse riproposto in una nuova edizione: l'opera è una pietra miliare dei nostri studi e ha aperto nuove prospettive dalle quali considerare i testi ercolanesi; alla luce di tanti lavori che da essa sono scaturiti sarebbe necessario fare il punto sui risultati della ricerca paleografica. [20]

    A Napoli da molti anni è in corso uno studio sui segni: il rilevamento dei dati e lo studio della funzione dei σημεῖα si avvia alla completezza per le opere filodemee sui μαθήματα – Retorica Poetica Musica –[21] e è a buon punto per le opere morali.[22] Ci si augura in un futuro non troppo lontano di completare la trattazione di questo aspetto non insignificante della paleografia dei rotoli.

    Sulla tipologia dei volumina molto lavoro è stato compiuto da Capasso: studio degli umbilici per i quali i papiri ercolanesi offrono una buona casistica, individuazione e rilevamento dei dati di κολλήματα e κολλήσεις; analisi delle subscriptiones, e, caso più raro e difficile da identificare, esame delle subscriptiones iniziali. [23] Per lo studio delle subscriptiones anche Del Mastro ha offerto buoni contributi.[24]

    Osservazioni interessanti sulle dimensioni originarie dei volumina alterate dalla catastrofe vesuviana sono state oggetto di una comunicazione di Capasso al XXIII Congresso Internazionale di Vienna del 2001.[25] Anche in questo settore, quindi, ci sono i fondamenti per delineare un quadro quanto più completo è possibile della tipologia dei rotoli ercolanesi.

    Passando al problema dell'edizione dei testi, un punto che sarebbe necessario affrontare è la regolazione dei criteri che presiedono alla costituzione e presentazione del testo. Anzitutto è necessario porsi il problema della disposizione del testo: nella Collezione La Scuola di Epicuro, Gigante, che l'ha fondata e diretta fino alla morte, volle che i testi fossero disposti in forma continua perché apparissero come tutti gli altri libri restituiti dalla tradizione manoscritta medioevale: diceva sempre che Filodemo doveva essere letto come Platone o Aristotele. Come è noto, i testi sono comunque disposti in modo che il lettore abbia ben presente la situazione del papiro, la successione delle linee, delle colonne, le lacune, i segni, la punteggiatura. Questo procedimento, che risulta efficace per i testi continui e ben conservati, non è però applicabile nel caso di volumina frammentari o nel caso di opere in più esemplari. Nelle edizioni di Obbink e Janko, che rappresentano la forma più nuova di edizione di un testo ercolanese, si è adottato il criterio di presentazione duplice: prima in colonna, poi continuo.[26] Nel caso della presenza di due esemplari di uno stesso libro bisogna anche decidere come impostare l'edizione: un buon risultato è stato ottenuto da J. Hammerstaedt per la parte finale del III libro della Retorica che, come è noto, è tramandato dai P.Herc. 1506 e 1426,[27] e anche il caso più complesso del XXV libro Περὶ φύσεως, che è presente in tre esemplari, è stato affrontato da S. Laursen.[28]

    Credo che per i papiri ercolanesi sia opportuno stabilire una forma di "Convenzione di Leida" che uniformi la semiografia delle edizioni e definisca in maniera quanto più semplice e chiara gli apporti al testo critico. Questa esigenza è venuta a configurarsi con l'approfondimento e l'affinamento degli studi sulla tipologia e sulla ricostruzione dei rotoli e sul ruolo dei vari testimoni che, accanto all'originale, concorrono alla costituzione del testo: disegni, oxoniensi e napoletani, "illustrazioni inedite" degli Accademici ercolanesi, bozze di stampa delle Collectiones borboniche, foto multispettrali. Per esempio, è necessario stabilire una maniera per indicare le parti di testo ricostruite grazie alla ricollocazione di un sovrapposto (noi a Napoli abbiamo adottato l'impiego del grassetto). Un buon insieme di signa è nelle edizioni già ricordate di Obbink e Janko per la Oxford University Press: bisogna decidere se estenderlo a tutte le future edizioni di testi ercolanesi, uniformarlo rigorosamente e completarlo.

    Alcune esigenze sono vive anche per quanto riguarda l'aspetto linguistico e stilistico e sembra giunto il momento per avviarne la soddisfazione, dal momento che ormai disponiamo di molte nuove edizioni – da Epicuro a Filodemo – che possiamo utilizzare come base piuttosto solida su cui operare.

    Bisognerebbe affrontare il compito di un rifacimento della fondamentale Memoria Graeca Herculanensis del Crönert[29] che è ancora oggi strumento prezioso di uso quasi quotidiano.

    Da più parti s'impone il desideratum di uno studio sistematico e esauriente sulla lingua e sullo stile non facile, ma vivo e personalissimo, di Filodemo, questo testimone prezioso del pensiero antico che abbiamo imparato ad apprezzare.[30] Per Epicuro ci sono studi su aspetti parziali della lingua e dello stile che andrebbero integrati e completati.[31]

    Dall'epoca dell'articolo del Crönert da cui siamo partiti e anche dai tempi della traduzione di Livrea che poneva l'accento sui desiderata di questa provincia degli studi, molto è stato fatto, ma, come abbiamo visto, non poco resta ancora da fare. A Napoli si lavora con impegno, ma, come diceva il nostro Maestro, Marcello Gigante, abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti.

    Notes

      1. (Napoli 1975) 9. Il saggio del Crönert (apparso su Neue Jahrb. für das kl. Altert. 3 [1900] 586–591) è alle pp. 27–37. return to text

      2. Cf. M. Capasso, Nuovi esperimenti di svolgimento dei papiri ercolanesi (Napoli 1986); eund., Manuale di Papirologia Ercolanese (Lecce 1991) 85–116; eund., "Per l'itinerario della Papirologia Ercolanese," in F. Crevatin e G. Tedeschi (edd.), Scrivere leggere interpretare. Studi di antichità in onore di Sergio Daris (Trieste 2005), <http://www.sslmit.units.it/crevatin/franco_crevatin_homepage.htm>; eund. "Per l’itinerario della Papirologia Ercolanese. I," SEP 3 (2006) (Roma 2007) 68–75.return to text

      3. Cf. K. Kleve, M. Capasso, e G. Del Mastro, "Nuova sistemazione delle scorze," CronErc 30 (2000) 245 s.; eosd., "Nuova sistemazione delle scorze (2000)," CronErc 31 (2001) 143.return to text

      4. Uno proviene dalla Casa del Bicentenario e fu rinvenuto il 10 ottobre 1937, insieme a 150 tavolette cerate, in una cassa di legno carbonizzato che conteneva l'archivio di Calatoria Themis (una parte di questi documenti costituiscono il "processo di Giusta"); brandelli di papiro, attaccati alla pagina di un trittico appartenente all'Archivio di L. Cominio Primo, sono stati ritrovati (ottobre-novembre 1937) nella sua casa (ins. V 19–22); infine il P.Herc. 1806, rinvenuto tra il 1869 e il 1875, durante una ripresa degli scavi voluta dal Fiorelli, conservato tra i rotoli provenienti dalla Villa, forse proveniva dalla casa cd. di Galba, comunque dalla zona intorno all'incrocio tra il decumano inferiore e il cardo III. Cf. G. Camodeca e G. Del Mastro, "I papiri documentari ercolanesi (PHerc. MAN): relazione preliminare," CronErc 32 (2002) 281–296, sp. 281–286.return to text

      5. Il rotolo fu portato negli USA da G. Del Mastro, in occasione di un soggiorno di studio, col permesso del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Soprintendenza Archeologica di Napoli. La possibilità di tentare questo esperimento fu segnalata da D. Blank e considerata con interesse dal Centro per la Restituzione computerizzata di manoscritti e di monumenti della pittura antica, coordinato da G. M. Rispoli. Sulla vicenda, cf. "Notiziario," CronErc 33 (2003) 348 s.return to text

      6. B. Seales, "The Virtues of Virtual Unrolling," Herculaneum Archaeology 3 (2005) 4 s.return to text

      7. Cf. M. Capasso, "Domenico Bassi e i Papiri Ercolanesi. I: La vicenda della nomina a Direttore dell'Officina e l'esordio alla guida dell'Istituto (1906)," in M. Capasso (ed.), Contributi alla Storia della Officina dei Papiri Ercolanesi 3 (Napoli 2003) 241–299.return to text

      8. Cf. D. Bassi, "L'Officina dei Papiri Ercolanesi," RFIC 35 (1907) 302–309, sp. 308 s., dove è un bilancio numerico e relativo alle condizioni dei rotoli (svolti per intero o in parte; provati; non svolti) e alla sistemazione (in cornice; scorze su cartoncini; su cartoncini ammassati in gruppi su tavolette); eund., "L'Officina dei Papiri Ercolanesi nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Lettera aperta al Direttore della Rivista di filologia e d'istruzione classica," RFIC 41 (1913) 193–201. Cf. ora A. Travaglione, Catalogo descrittivo dei Papiri Ercolanesi (Napoli 2008).return to text

      9. Cf. A. Travaglione e G. Del Mastro, "Sistemazione dei papiri privi di supporto," CronErc 35 (2005) 215–221.return to text

      10. Numero, collocazione, numero delle cornici, data dello svolgimento, esecuzione dei disegni, nomi degli svolgitori e dei disegnatori, numero di colonne e di frammenti disegnati, totale dei disegni e delle foto dei disegni Oxoniensi, note bibliografiche e osservazioni, cf. Bassi (1913), op.cit. (sopra, n. 8) 198.return to text

      11. Cf. Travaglione e Del Mastro, op.cit. (sopra, n. 9) 217 n. 20.return to text

      12. Cf. E. Dürr, "Sulla catalogazione di alcuni papiri ercolanesi," CronErc 18 (1988) 215–217. Per il P.Herc. 1008, che tramanda il decimo libro De vitiis di Filodemo, la settima cornice contiene un frammento che è scritto in una mano diversa da quella che ha vergato i papiri dell'opera De vitiis; per il P.Herc. 182 (Filodemo, De ira) nella cornice 18 è conservato un pezzo di mano diversa da quella che ha scritto il volumen (cf. Dürr, op.cit., 215). Per il P.Herc. 1077, 3 dei quattro pezzi presenti nell'unica cornice in cui è sistemato il papiro, non appartengono al volumen con questo numero, ma al P.Herc. 1090, da riferire al Περὶ φιλαργυρίας. Nel Catalogo multimediale dei papiri ercolanesi. Χάρτης, a c. di G. Del Mastro (Napoli 2005), sono indicati diversi casi analoghi.return to text

      13. È il caso, ad esempio, del P.Herc. 1015 che contiene l'ottavo libro della Retorica di Filodemo: nella cornice 1, il pezzo numerato come fr. 3 è di un'altra mano, quindi deve appartenere ad un altro papiro. Come ha rilevato G. Leone, anche nella cornice 6 del P.Herc. 1010 (Epicuro, Della natura, II libro) è un frammento estraneo al rotolo in questione.return to text

      14. Cf. H. Essler, "Bilder von Papyri und Papyri als Bilder," CronErc 36 (2006) 103–143.return to text

      15. E. Scognamiglio ha lavorato sulle foto multispettrali isolando le lettere dell'alfabeto di circa trenta mani di scrittura, che corrispondono all'incirca agli Anonimi (34) individuati da G. Cavallo, Libri scritture scribi a Ercolano. Introduzione allo studio dei materiali greci. Primo Suppl. a CronErc 13 (Napoli 1983) 44–46. return to text

      16. Cf. A. Travaglione, "L'archivio dell'Officina dei Papiri Ercolanesi on line," CronErc 36 (2006) 227–232.return to text

      17. Cf. M. Capasso, "Primo Supplemento al Catalogo dei Papiri Ercolanesi," CronErc 19 (1989) 193–264; G. Del Mastro, "Secondo Supplemento al Catalogo dei Papiri Ercolanesi," CronErc 30 (2000) 157–241.return to text

      18. Cf. D.L. Blank e F. Longo Auricchio, "Inventari antichi dei Papiri Ercolanesi," CronErc 34 (2004) 39–152.return to text

      19. M. Capasso, "Il Catalogo multimediale dei Papiri Ercolanesi," CronErc 36 (2006) 219–226, sp. 225.return to text

      20. È apparso G. Cavallo, La scrittura greca e latina dei papiri. Una introduzione (Pisa-Roma 2008), in cui sono considerati anche diversi rotoli ercolanesi.return to text

      21. Cf. G. Del Mastro, "La paragraphos nei PHerc. 1425 e 1538," CronErc 31 (2001) 107–131; T. Di Matteo, "Segni di interpunzione nel PHerc. 1669: tipologia grafica e funzione," CronErc 35 (2005) 119–124; eand., "Errori e correzioni nel PHerc. 1669," CronErc 36 (2006) 73–75; eand., "I segni nel PHerc. 1669 (Filodemo, Retorica, libro incerto)," in B. Palme (ed.), Akten des 23. Internationalen Papyrologenkongresses, Wien, 22.–28. Juli 2001 (Vienna 2007) 187–190; R. Barba, I segni nei papiri della Retorica e della Musica: PHerc. 1427, 1423, 1007/1673, 1669, 1497 (Tesi di laurea, Napoli 1991); M.G. Allini, I segni nei papiri della Retorica: PHerc. 1672, 1674, 1506, 1426 (Napoli 2004); A. Romano, I segni nel Papiro Ercolanese 1497 (Philodemi De musica, liber IV). Quarto Suppl. a CronErc (Napoli 2007).return to text

      22. G. Indelli, "Segni, abbreviazioni e correzioni in PHerc. 1008 (Filodemo, Sui vizi, libro X)," CronErc 35 (2005) 125–134; L. Giuliano, "Segni e particolarità grafiche nel PHerc. 182 (Filodemo, De ira)," CronErc 35 (2005) 135–159; E. Scognamiglio, "I segni nel primo libro dell'opera di Filodemo La ricchezza (PHerc. 163)," CronErc 35 (2005) 161–181; G. Del Mastro, "Osservazioni bibliologiche e paleografiche su alcuni papiri ercolanesi," CronErc 39 (2009) 283–299.return to text

      23. Si possono tenere presenti M. Capasso, "Ὀμφαλός /umbilicus: dalla Grecia a Roma," Rudiae 2 (1990) 7–29; eund.,"I titoli nei papiri ercolanesi. I: un nuovo esempio di doppia soscrizione nel PHerc. 1675," Pap.Lup. 3 (1994) 235–252 (Entrambi gli articoli sono ora in M. Capasso, Volumen. Aspetti della tipologia del rotolo librario antico [Napoli 1995] rispettivamente alle pp. 73–98, 119–137); eund., "Κολλήματα e κολλήσεις: per l'anatomia del rotolo ercolanese," in Volumen, op.cit., 55–71; eund., "I titoli nei papiri ercolanesi. II: il primo esempio di titolo iniziale in un papiro ercolanese (PHerc. 1457)," Rudiae 7 (1995) 103–111 = Akten des 21. Internationalen Papyrologenkongresses, Berlin, 13.–19. 8. 1995 (Stoccarda-Lipsia 1997) 146–154; eund., "Per la storia della papirologia ercolanese. IV: un nuovo disegno inedito del PHerc. 1675 (Filodemo, L'adulazione) eseguito dal Piaggio," Pap.Lup. 6 (1997) 49–52; eund., "I titoli nei papiri ercolanesi. III: i titoli esterni (PHerc. 339, 1491 e "scorza" non identificata)," in C. Basile e A. Di Natale (edd.), Atti del II Convegno Nazionale di Egittologia e Papirologia, Siracusa, 1–3 dicembre 1995 (Siracusa 1996) 137–155; eund., "I titoli nei papiri ercolanesi. IV: altri tre esempi di titoli iniziali," Pap.Lup. 7 (1998) 41–73; eund., "Rotoli con umbilici in due monumenti," Rudiae 11 (1999) 5–11.return to text

      24. Cf. G. Del Mastro, "La subscriptio del PHerc. 1005 e altri titoli in caratteri distintivi nei Papiri Ercolanesi," CronErc 32 (2002) 245–256; eund., "Osservazioni sulle subscriptiones dei PHerc. 163 e 209," CronErc 33 (2003) 323–329; eund., "Una nota bibliologica nella subscriptio del P.Herc. 1005," in Palme (ed.), op.cit. (sopra, n. 21) 169–172.return to text

      25. M. Capasso, "I rotoli ercolanesi: da libri a carboni e da carboni a libri," in Palme (ed.), op.cit. (sopra, n. 21) 73–77.return to text

      26. Cf. D. Obbink, Philodemus On Piety, Part I (Oxford 1996); R. Janko, Philodemus On Poems, Book One (Oxford 2000).return to text

      27. Cf. J. Hammerstaedt, "Der Schlussteil von Philodems drittem Buch über Rhetorik," CronErc 22 (1992) 9–117.return to text

      28. Cf. S. Laursen, "The Early Parts of Epicurus, On Nature, 25th Book," CronErc 25 (1995) 5–109; eund., "The Later Parts of Epicurus, On Nature, 25th Book," CronErc 27 (1997) 5–82.return to text

      29. Lipsia 1903, Hildesheim 1963.return to text

      30. Per una rassegna sugli studi sinora dedicati a questo tema, cf. F. Longo Auricchio, "Osservazioni lessicali sul primo e secondo libro della Retorica di Filodemo di Gadara," in S. Cerasuolo (ed.), Mathesis e Mneme. Studi in memoria di Marcello Gigante (Napoli 2004) I 217 s. return to text

      31. Cf. H. Widmann, Beiträge zur Syntax Epikurs (Stoccarda-Berlino 1935); I.L. Thyresson, The Particles in Epicurus (Malmö 1977).return to text