Scritti varii di arte e di storia / Filippo Bacile ; con lettera di B. Croce e discorso di A. Perotti.

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dottieri e duci di avventurieri animosi; da ricordare gli allievi del
Conte Alberico da Barbiano, che nel sec. XV disciplin6, pel primo,
sapientemente, queste compagnie di volontaril di allora. E ne ricorderb solo quel Nicolb Paladini, che, accorso da prima a difesa di
Castro contro i turchi nel 1547, fu poi mandato a guardar le coste
a difesa, di Lecce, e che sulla. bandiera della sua compagnia, dice
ii Coletta, ((fe' dipinger per impresa una croce di oro in campo bianco,
con alcuni diavoli tnessi in fuga, per dinotare, che siccome i diavoli
fuggono dalla croce, armatura di sua casa, cosi anco i turchi dalla
sua presenza fuggirebbero! )).
Ma tale invidiabile occupazione, di tessere, cio~, la storia d'un
illustre casato, sia questo o altro, connettendola ad altra pifi vasta
d'una intera provincia, o di una regione, io lascio a chiunque' la
possa assumere, se gia- non siasi fatto studiosamente.
Due cose, in fin dei conti., ora mi hanno mosso a scrivere: primieramente, una osservazione d'indole araldica, della quale, lo so,
importer't poco o nulla ai molti. Ed allora costoro saltino alla seconda, o smettano addirittura di leggere. In secondo luogo, il voler
comunicare una notizia, che potrebbe anche interessar poco, in generale, ma forse non cosi 'gli studiosi. E vengo alla prima.
Ii canonico Nicola Palma di Teramo, nella sua voluminosa Storia Ecciesiastica e civile della citthi di Teramo e Diocesi Aprutina, e
nel volume V, dA notizie biografiche degli uomini illustri di quella
cittai. Ora, i Paladini di Francia passarono nel Regno ed a Lecce,
poi a Teramo, donde, con' Berardo, primo barone di Lizzanello e
Melendugno, ritornarono stabilmente a Lecce.
Il Palma da' quindi, in questo 'Volume V, notizie biografiche, abbastanza ricche, di tre notevolissimi personaggi di questa casa: di
Luigi, l'ambasciatore, forse il pii'I illustre del s'uo casato; di Giacomo,
dotto Vescovo in vanie diocesi, fra cui Firenze, e poi Arcivescovo
di Taranto, e, infine, Legato in Polonia, dove-moril nel 1417; e di
Berardo, che ho ricordato teste', il protetto della nostra Regina Maria d'Enghien.
Questo scrittore, nella. biografia di Berardo, consacra due in tre
buone facciate del suo in-40 grande, a discutere sull'arma dei Paladini. E vi si legge: di due rose in una sbarra traversa; di croci
dentate, o due tronchi spinosi incrociati, ecc.; e, mentre dichiara di
sapere che la impresa dei Paladini di Lecce fosse una croce con
quattro gigli inquartati, e che simile dovrebbe essere quella dei Paladini di Teramo, attribuisce poi a loro, e come stemma comune,
una croce con tre pometti a ciascuna delle estremita', affermando che