Scritti varii di arte e di storia / Filippo Bacile ; con lettera di B. Croce e discorso di A. Perotti.

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SCRITTI VARII DI ARTE E DI STORIA.

plorando demolizioni, imbiancature a calce, deformazioni, profanazioni d'ogni specie, che si commettono a danno dell'insegnamento
artistico; il quale vive nelle opere dei nostri predecessori, e, per
esse, si trasmette glorioso e benefico a noi.
Molti di questi mali si sarebbe in tempo di evitare, e apportarvi rimedio, solo che si ascoltassero le voci altrui, e si riflettesse
un momento su quelli che si attenta di commettere. E dico peggiori questi secondi mali, perche preparano la via ai primi. - Con
altri parecchi, il benemerito prof. Cosimo de Giorgi, gia da tempo,
fra noi, ha notato, indicato e deplorato altamente simili mali. -
lo stesso, nel 1894, volli sciupare un po' di studio e di scritto (gia,
non me ne pento), da svolgere meno sommariamente tali idee.
Ma che? - parole sprecate - s'imbianca a calce, si trascura, si
deforma, si demolisce proprio li, e quello che si notava e si raccomandava di conservarsi tale qualel - Sicche, in questo modo,
tutto procede allegramente, per la sua via di perdizione - solito
profitto di tutte le ammonizioni, di tutte le prediche, di tutti i quaresimali.
Vi sarebbe, e vero, una terza specie di mali: quelli, cioe, che
si commettono per talune opere fatte senza intendimenti del vero
bello, senza opportunita e corrispondenza allo scopo al quale sono
destinate; senz'arte vera; e, in fine, come i toscani direbbero, senza
sugo. Ma questi mali non entrano presentemente nel mio tema.
Cio premesso, eccomi a Galatina.
Nei passati giorni dovetti portarmi in quella citta, che generalmente piace, e con ragione; ed a me, poi, e piu cara, perche
dalla mia puerizia I'ho spesso visitata, per domestiche relazioni,
che tuttavia vi si serbano.
Poiche ne ebbi il tempo, non omisi la mia breve visita a quel
raro e monumentale gioiello di Arte, che e la chiesa di Santa Caterina. Vi mancavo da qualche anno.
II memore animo mio si apparecchiava a rivedere la veneranda
facciata di quel tempio cristiano del XIV secolo, con la sua classica porta maggiore, adorna nei suoi archi, come le due minori, di
vaghe filigrane in pietra, tanto offese dal tempo; facciata, che, in
tutta la larghezza della sua parte media, ha una forte enigmatica
risega: il cui piano, decorato innanzi da piccola cornice, e tangente
alla cuspide del bel frontone, che protegge i sottoposti archi della
stessa porta maggiore; come e tangente del pari al punto inferiore
del gran circolo, o ruota del finestrone; ma col suo aggetto, forse