Scritti varii di arte e di storia / Filippo Bacile ; con lettera di B. Croce e discorso di A. Perotti.

92 9CRITrTI VARII DI AIPTE E DI STOPiIA

pifi della meta' della intera lunghezza, coi soliti altari a destra e a
manca, dove nulla e' di notevole: ed e' coverta, questa parte, da
una volta a botte lunulata, sostenuta da dieci grosse colonne, cinque per ogni lato, die vorrebbero essere doriche, rese piui pesanti
dall'essere sovrapposte a loro stilobate, o piedestallo; covertura e sostegrni, sostituiti all'antico tetto da Monsignor Francesco De Marco,
nel 1670. - Sconvenevole opera!
La parte posteriore, ed in alto, e' coverta da tetto, e vi si
ascende per sette alti gradini, in cima ai quali evvi una balaustrata
in ferro; sarebbe il presbiterio. - Anche questa seconda parte pifi
alta ~ divisa in due, da un gradino presentemente; e di esse due
parti, la prima e' decorata nei suoi quattro angoli da quattro antiche
colonne con capitelli restaurati secondo gli avanzi rimasti. Le due
prime colonne sono per un buon terzo sepolte da grosso muro die
costeggia i sette gradini, ed avevano le loro basi a livello del piano
pii'i basso della chiesa, e sostengono un arco antico, decorato da
larga fascia, a sesto acuto. Le altre due sorgono intere sul gradino
nominato, e sostengono arco simile al precedente e pifi alto, che
serviva e serve da asinello, o colmareccic, al tetto, le cui falde
piegano al di qua sull'arco pifi basso, e al di la' sul muro estremo
di fronte. Questo muro aveva I'abside caratteristica nel mezzo, fiancheggiata da due absidette, le quali sono visibili: mentre la media,
visibile nella sua parte convessa esteriormente, fu interamente tappata dallo stesso Monsignor De Marco, con uno dei soliti altari a
stile indisciplina-to, stile che dicesi barocco, mia che perb, malgrado
tutto, poich~ serba un proprio carattere, trattato da mani geniali,
non e privo talora anche di una certa grandiositA. Benche' qui le
cose vanno molto modestamente, e poco opportunamente.
Ha questo altare quattro colonne a lavori a spira, come Lecce
e la provincia ne sono piene: e queste colonne, nel loro terzo inferiore cilindrico, hanno frammiste a rabeschi le figure araldiche
dei De Marco (che avevano: di azzurro al crescente di argento, e
tre stelle, dello stesso, due in capo, una in punta); mentre sul fregio
vi ~ lo scudo di Monsignor Capreoli (di azzurro all'albero sulla
campagna di verde e un capriolo passante: col capo di azzurro, sostenuto da una trangla., e caricato d'un giglic di orc, accompagnato
atre stelle di argento). Il quale M. Capreoli compIi tale lavoro del
suo predecessore dai capitelli all'estremno fastigio, che ha la strana
decorazione di un dipinto in tela, che ripete il soggetto medesimo
del sottoposto quadro maggiore dello stesso altare: cio~ l'Annunziata! - Tutto e' assai mediocre.