Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published.

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Title
Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published.
Author
Florio, John, 1553?-1625.
Publication
[London] :: Imprinted at the three Cranes in the Vintree, by Thomas Dawson, for Thomas Woodcocke,
[1578]
Rights/Permissions

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Subject terms
Italian language -- Textbooks for foreign speakers -- English.
Italian language -- Conversation and phrase books -- English.
Proverbs.
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"Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published." In the digital collection Early English Books Online. https://name.umdl.umich.edu/A00990.0001.001. University of Michigan Library Digital Collections. Accessed June 17, 2024.

Pages

¶ ALL ILLMO. ETECCMO. Sr. il Sr. Roberto Dudleo, Nobil Conte di Licèstra, Degno Barone di Denbigh, Cavaljère del Nobil Ordine de la Garatjèra, Gran Scudjèro, et Conse∣gljere de la Serenessima Regina D' Inghiltèrra, Signor suo Benignissimo.

ILlmo Sr mio, co∣noscèndo che si come il chjaro Sole coiraggi svoi (règolamente girando,) rende splendore á tutto il circojto de la tèrra. Cosi S. E. con la sua grande Liberalitá, Virtú, e Cor∣tesia porge luce á tutta la Nobilta di nostra eta∣de. Le qval cose consi∣derate da me, Ossermo Sr mio, mi hanno mosso ad Intitolar qvesta mia piccjola opera á la Benignita de la S. Cle∣mētia, la qval conosco èsser vero refugio, e recapito di chi, cō tutto l'intrinsico del cuore vi ama, e desidera. Massime per èssere io uscito de le viscere di chi v' é stato fedel, e divoto Vassallo, e per consegvente essendo io restato Sucessore de la medesima servitú, e divotione: vorrèi pjacendo cosi alla E. V. èsser nel numero de qvelli che con perfétto amore vi servono. E percjó Sr. mio tira∣to

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dala bvona vlontá, non hó voluto mancare con il mio debil' ingegno, di compjucer á certi Gentil' hvomini mjèi amici, ch' ogni gjorno mi stimulavano di darli in luce alcuni motti, o vo∣gliamo dir Proverby, con certo parlar familiare: á modo di Dia∣logo, da poter imparar tanto la Lingva Italiana, qvanto la In∣glese, e che tutte dua le Natione pottessero alqvanto prevaler∣sene. Longo stètti sospeso manzi che to volessi farlo. Ma alla fine lo feci: ma ben giudico, e ne son cèrto che molti ci saranno che vorrán tassar, e bjasimar detta opera: Forse pju per igno∣ranzia, che altrimenti. Qvesto lo dico, & lo posso affermare, che simil' Lingve ree son sèmpre pju pronte per dir mal, che bene: e non si curano bjasimar l' altrui fatiche, essendo simili a la Vi∣pera, che si pasce co 'l suo proprio veleno; cosi son qvesti. Má non importa. Perche mi confido in qvelli che con maturo giudicjo considereranno la bvona volunta del operatore di essa: e forse la troveranno degna di ésser letta, e notata, non havendo io studj∣ato pjú che tanto. Adunqve Signore mio, non men Gjusto che Virtvoso, il qvalsete un chjaro Sole fra molte Stelle, e unica Rosa tra le Spine, io non dubito ponto come S. E. abbja visto 'l mio bvon animo, e conoscjuto il corso del mio intènto, che ella agradirá l' opera, e non rigvaderá al piccjol dono: Ma si bene al bvon animo del povero Donatore (che é grandissimo) e considerereto che si come in piccjol Mappa si contjène la gran fabrica di tutto 'l mondo: et in piccjol circojto la effigje del pjú gran Cesare. Cosi in qvesta piccola operetta é compresa la vera figura, et effigje del mio bvon volere. Sarete dunqve S. mio contento, concederemi il suo favore, e luce (contra la invidja, e tènebre di coloro che per la oscurit á delle lor mente si sforzano scurar le fatiche altrui) Con speranzá che la Bonta S. non si sdegnera di adempir qvesto mio desidèrio. Accjó he io, e altri studiosi intelètti, alettati da qvesta S. Benignitás' ingegnino con pjú lodevol stu∣dio di produr in luce altri pju soavi frutti, e di utilitá maggiore, in tanto bascjando con la bocca del animo, la virtuosa mano della,

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Sua non mai a bastanza lodata S. prego nostro Signor Iddio, per ogni sua Gloria, Felicita, e Contènto, e che lei tènghi la mia Servitú nella sua Memoria, 'nella qual vorrèi che vi∣vesse tanto, qvanto ne la mia viveranno le sue rare, e alte Vir∣tú. Alle qvale per sèmpre, etin tutto per tutto mi Dèdico, Dispo∣no, et Offerisco.

Di S. Illma S. per sempre Divoto, & Humilissimo Servidore, Giovanni Florio.

Di Londra á di. 10. Agosto. 1578.

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