Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published.

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Title
Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published.
Author
Florio, John, 1553?-1625.
Publication
[London] :: Imprinted at the three Cranes in the Vintree, by Thomas Dawson, for Thomas Woodcocke,
[1578]
Rights/Permissions

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Subject terms
Italian language -- Textbooks for foreign speakers -- English.
Italian language -- Conversation and phrase books -- English.
Proverbs.
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"Florio his firste fruites which yeelde familiar speech, merie prouerbes, wittie sentences, and golden sayings. Also a perfect induction to the Italian, and English tongues, as in the table appeareth. The like heretofore, neuer by any man published." In the digital collection Early English Books Online. https://name.umdl.umich.edu/A00990.0001.001. University of Michigan Library Digital Collections. Accessed June 17, 2024.

Pages

DItemi vi prego, comenda∣te voi Silentio, e Tacitur∣nita, come hanno fatto molti al tempo vechio?

Silentio è cosa degna da esser comendata da tutti, abrac∣ciata da molti, & accareza∣ta da ogni stato.

Socrate insegnaua á i suoi sco∣lari tre cose: la prima, da esser taciturno nela lingua: la seconda, vergognoso in

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viso: la terza, sauio in cuo∣re: perche dice, La sapien∣tia del pazzo, é ne la sua lin∣gua, & la lingua del sauio é ascosta nel suo cuore. De∣mostene dice, Silentio in vn Prencipe, é cosa necessaria: Silentio é vna rara virtu, Silentio é gioia di gran va∣lore: Tu non fai male a nes∣suno, tu non tradisci nessu∣no, tu non inganni nessuno, e pur Silentio é la piu pesante soma che sia, il piu greue pensi∣er, vn disagio che sempre bru∣cia, chesempre stimola l'huo∣mo. O quāto pochi sene troua∣no di quelli hoggi di, che san∣no tacere fra gli huomini? manco fra le donne.

Certo voi dite il vero, pochi se ne trouano.

Ditemi di gratia, che cosa è li∣beralita, io credo che sia vn gran vitio.

Perche dite voi cosi?

Perche si pochi la vsano.

E per quello debbe esser vitio?

Che so io? Io vedo che si pochi vsano Liberalita, che io pen∣saua che fusse, come a dir vn gran tradimento, perche si vsa cosi rare volte.

Ma non vedete voi, che il mō∣do va al contrario, doue che

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l'huomo doueria vsar libera∣lita, lui vsa auaritia e cu∣pidita, Liberalita é vna gran virtu, & per quello po∣chi la vsano, e manco la pra∣ticano. Liberalita è v∣na virtu accarezata da po∣chi, disprezata da molti, po∣chi se ne trouano, che in dar sono presti, & in acettar lenti: pochi vogliono creder a Curtio, quando che lui di∣ce, Che á posseder assai non é richezze, ma auaritia e cu∣pidita, e al contrario, á non desiderar niente, ma donar assai, quello é vn posseder gran richezze, & esser libe∣rale. Pochi credo nessuno se netrouera hoggi di, che siano come molti sono stati in Ro∣ma, che erano franchi e libe∣rali verso la piu paate, bene∣fattori de tutti, e auari ver∣so nessuno, e i richi teniuano casa aperta. Liberalita in vn prencipe, gli aquista a∣more e fede: a vn Nobile, seruitio & bona volonta da tutti. Liberalita aguista a ogniuno beneficij: ma po∣chi dicono con Alessandro Imperatore.

Che cosa dice lui?

Lui dice, che il preucipe doueria

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sempre essere piu pronto & presto in dare, che in pigli∣are.

O nobil detto da vn prencipe.

Fu vn altro che domando a A∣lessandro, doue erano tutte le sue richezze, che lui ha∣ueua aquistate in tante guer∣re che lui haueua fatte: lui fece segno verso i suoi sud∣diti, & disse, ne li cuori de la la mia gente.

O nobil prencipe.

Dice lui, che piu gran cosa puo desiderar vn prencipe da i suoi sugetti, che fede e veri∣ta verso lui? che piu lauda∣bil cosa in vn prencipe, che liberalita & lenita verso i suoi sudditi: la liberalita di vn pouero, si è il suo bon vo∣lere. Che piu gran dono puo dar l' huomo, che quello che gli vien dal cuore? Fu vo Re in Thebe, che fu si libe∣rale mentre visse, che quan∣do mori, non si gli trouo tan∣ti denari apresso per sepe∣lirlo: non si gli trouo denari in Banchi, oro in casse, gioie in cofani, richezze nasco∣ste.

De quelli se ne troua pochi. Per∣che piu che l'huomo há, piu lui há da temer la mutabili∣dilita

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di Fortuna. Ogniuno è liberale in parlare, ma po∣chi franchi in donare: ogni∣uno parla contra inuidia e malitia, e pur ci odiamo l'un l'altro. Noi continualmen∣te esclamiamo contra tiran∣nia, e pur siamo senza mi∣sericordia, noi dispreziamo superbia, e pur siamo senza humanita, noi abhoriamo glotonia & ebrieta, & pur sempre siamo a banchetti, a feste: noi sempre cridiamo contra otio, e pur sempre sia∣mo otiosi: noi sempre dicia∣mo male de la lingua che scandaliza, e pur non sapia∣mo dir bene di nessun. O Dio, a che termine siamo, o∣gniuno ha inuidia al suo pros∣simo, ogniuno cerca di auan∣za l'altro.

Io credo che il mondo sia quasi ala fine.

Cosi credo anche io.

Certo signor voi mi hauete com∣piaciuto in molte cose, ma anchora vi prego a dirmi qualco sa di Eta.

Bione quel Filo sofo dice, che E∣ta é il vltimo porto di riposo, il fine di ogni miseria, la por∣ta di vita, la osseruatrice de tuttii pilgrimaggi, & vna

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cosa honoreuole, desiderata da tutti. Fu vno che gli do∣man do perche lui laudaua tanto Eta? lui rispose, se be∣ne la prima vera é piace∣uole, l' Autuno é fertile, i fiori che crescono nela prima vera ne l' Autuno si matu∣rano, cosi lui compara l'eta del' huomo ale quatro stagi∣one del'anno, il tempo che lui cresce, è come la prima-ve∣ra, il tempo de la sua for∣tezza é la State: il tempo che lui comincia a esser sa∣uio, è come l' Autunno: & la sua vechiezza, è come l'inuerno, il qual finisce o∣gni cosa. Dolci sono i detti de i vechi, i loro consigli per∣fetti, il loro gouerno sicuro. O come é fragile e debile gi∣ouentu, quante citta e castel∣la sono state ruinate, per ha∣uer consiglio de gioueni? quanti regni sono stati sub∣uerti, per hauer hauuto consiglio de gioueni. Eta come é piena di prouisione, di sapientia, di esperientia, e di studio. Il gouerno di vna republica, non consiste solamente in forza, ma nela virtu de lamente. Ʋn huo∣mo é come vn pomo, che

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non é maturo l quale é brus∣co, ma essendo mauro, diui∣en dolce, cosi l'huomo essen∣do giouine, é furioso e brus∣co, non vuolpegar, ma essen∣do vechio, e dlce, humile verso tutti. Eta non ha pi∣acere in questo mondo, non frequenta banchetti, abho∣risce libidine: quello che pi∣ace a vechi, non piace a gio∣ueni: quello che i vechi san∣no per esperientia, i gioue∣ni non lo vogliono creder, ne con ingegno, ne con consigli. O quanto mal é stato fatto per giouentu? quante repu∣bliche sono state riuer sciate? quanti regni sono stati sub∣nerti, prencipi traditi, amici ingannati. Per la qual cosa, nela mia opinione, noi siamo meglio accettar eta, che gio∣uentu.

Certo io credo cosi.

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